Al Tour vanno in fuga omicidi e buona cucina

Verrà il giorno in cui i libri avranno un odore. Un profumo. Anche un colore. Nell’attesa si può leggere Giallo su giallo che è un libro, questo sì, scritto da Gianni Mura, questo ancora sì, ma trattiene le cose di cui sopra, odori, profumi e colori. Il giallo poi è doppio, è il colore che individua il Tour de France, che sta al ciclismo come l’Oscar al cinema, è poi la trama che comporta quattro morti, alcuni ammazzati, alcuni suicidi, tutto questo vissuto e trascritto in prima persona dallo stesso autore, assieme cronista, ahilui, e inviato, per fortuna sua e di chi legge.
I profumi e gli odori riguardano vino, tabacco e venere che accompagnano da sempre questo mestiere così bello e così fottutamente smarrito via internet. Mura, in verità, se ne infischia dei computer, usa i tasti di una Olivetti e, in molti casi, va di penna. C’è un po’ di snobismo, forse di pigrizia, in verità trattasi di una scelta di testa e di cuore, cosa che si ripete a tavola, dove Mura imita Nando Meniconi, i cibi di tendenza vengono cioè trasferiti al sorcio, al gatto, alle cimici, preferendo invece roba pura e dura, dalla choucroute alle andouillete, in giù o in su.
Che c’entra questo con il romanzo? C’entra una cifra, per dirla come si usa tra i contemporanei. C’entra perché per scrivere e raccontare quella corsa francese non si può cambiare percorso, la grande boucle impone una grande bouche e una grande bouffe, Mura dunque si diverte a mettere insieme i propri piaceri enogastronomici, che sono mille e metà ancora, con una perfida esposizione-esibizione di etichette e di ingredienti, di restò e di alberghi, facendo scaldare i piatti attorno a personaggi dal cognome illustre o con assonanze famose, dico il commissario Magrite per tutti. Per Mura, esperto pure di anagrammi e affini, è un gioco da ragazzi ma con quattro morti di sangue, un Tour, un mucchio di articoli da dettare, Paola, moglie e badante, da proteggere, l’inviato si ritrova come Fostò Coppì, un uomo solo al comando.
Affronta la salita di un romanzo con il rapporto giusto, sapendo che il tracciato di un giallo ha molte trappole, va velocissimo e ardito in discesa quando il percorso è di sua competenza, quasi esclusiva, vini, cucina, tabacco e Francia, tanta, tantissima Francia, colori, odori, amori. Il totale, dopo duecentoventicinque pagine, è la cronaca di una storia e, anche, la storia di una cronaca, come molti giornalisti vorrebbero che fosse il proprio lavoro, tra realtà e fantasia. È una utilissima e imprevista guida Michelin (il riferimento alla stazza di Bibendum è puramente casuale) con tutti i particolari, prezzi esclusi.

Ma è anche una abbuffata che abbisogna di un momento e di uno spazio per riposare, potendo scegliere, grazie a Gianni, tra una malinconica canzone del prefetto di polizia e poeta Louis Amade scritta per Gilbert Bécaud e la smarrita memoria dell’autunnale René Guy Cadou. Tra le cui parole poetiche annoto «On y entend battre la vie, on y entend sonner la mort». Appunto.

Gianni Mura, Giallo su giallo (Feltrinelli, pagg. 225, euro 14)

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