La striscia di territorio che da Quinto a Genova separa la vecchia litoranea via Aurelia da Corso Europa, nasconde un'antica realtà di questo tratto del Levante genovese, per molti aspetti sconosciuta. In altra occasione abbiamo parlato del tratto dell'antica via Romana che porta dalla parrocchiale di Quinto a quella di Quarto-Castagna. Un pomeriggio di sole invita a proseguire lungo questa antica via di transito (l'unica grande via di comunicazione esistente sul territorio sino al primo decennio dell'Ottocento) percorrendo un altro tratto di via Antica Romana sino a Sturla. Troviamo subito la strada interrotta dal passaggio di corso Europa, ma è facile scavalcarlo attraverso via Francesco Saverio Borghero e ricollegarci subito all'antica strada. Il Borghero era un Missionario di Ronco Scrivia (1830-1892) che si dedicò alle missioni africane distinguendosi anche per alcune ardimentose esplorazioni nel Dahomey (oggi Benin). Ed infatti, proprio lungo la strada, troviamo l'ingresso del Seminario della Sma la Società Missionaria per l'Africa. Ritroviamo la via Romana, una lunga salita stretta tra antiche case che poi ridiscende superando il rio di Priaruggia. A destra la salita pedonale mattonata di Costa d'Orecchia che viene poi bruscamente interrotta dall'opprimente quartiere costruito negli anni novanta che ha cancellato ogni traccia di collina.
Accanto al rio non mancano i trogoli con la targa in marmo che raccomanda l'utilizzo dell'acqua «solo per usi domestici». La strada risale, agli angoli un'edicola di Sant'Antonio, un'altra con la Madonna della Guardia, poi una statuetta di San Rocco sulla facciata di una casa. Un'antica casetta incuriosisce per l'infinità di oggetti applicati ai muri. La salita porta all'incrocio con via Carrara. Davanti, la mole di villa Carrara con la cappella privata. Attraversato l'incrocio la strada scende lasciandosi sulla sinistra villa D'Albertis, già degli Spinola. Arriviamo nella zona di Pontevecchio. La strada pedonale attraversa due palazzate di vecchie case, molte sono rinnovate. Tra esse l'antico «ospitale» di San Giacomo eretto in tempi remoti per ospitare pellegrini, fu proprietà degli Spinola. Accanto ad esso era la cappella che restò attiva sino al 1877, poi divenne una fabbrica di pasta, oggi un'officina. Resta la testimonianza di un mozzo campanile e l'affresco in facciata, ormai quasi scomparso, raffigurante San Giacomo, il santo pellegrini. La strada prosegue, ora è tutt'uno con la carrabile, per raggiungere il Pontevecchio, un altro pezzo di storia: il passaggio obbligato sul torrente Sturla per raggiungere Genova.
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