Facile dire che le corna non si fanno e non si perdonano, meglio perdere il fedifrago che tenerselo.
Se una coppia su tre ha avuto o ha in corso tradimenti e un’altra su tre non fa le corna solo perché non ne ha le possibilità, vuol dire che qualcosa è franato. Ma cosa? Un tempo c’era il matrimonio assoluto, ora c’è il matrimonio relativo.
Un tempo il matrimonio era granitico e indissolubile per una ragione semplice e oscura, oltre la fede e il bisogno: il matrimonio era una mutazione in natura, chi sposavi diventava tuo famigliare, come un genitore, un figlio, un fratello. E da consanguineo non ti puoi dimettere; puoi litigare ma te lo tieni così, per sempre. Non conta quel che fa, ma quel che è.
Nel matrimonio assoluto era possibile anche accettare, ma solo per il masculo, il rapporto di spurgo per sfogare l’eros senza duplicare o sostituire la moglie. Ma tradire no, era «contronatura».
Col matrimonio relativo, fondato sull’amore e sulla scelta, non c’è più il matrimonio naturale, puoi decidere di disdire il rapporto o fare la voltura. È difficile vivere un matrimonio in purezza (però, beato chi vi riesce) e dunque rendere imperdonabili le corna; bisogna passare dal rapporto esclusivo e permanente al rapporto prioritario e prevalente.
Tu sei la persona della mia vita, non la sola, ma la più importante. Le altre sono occasionali, stagionali, da tempesta ormonale o da canto del cigno presenile... Le altre persone passano, tu resti.
Un rapporto flessibile, dove vige il maggioritario, non l’unanimità.
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