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Traditore o eroe: un cosacco divide i 2 popoli

Russi e ucraini: popoli fratelli ma distinti. Almeno, secondo la stragrande maggioranza dei secondi

Traditore o eroe: un cosacco divide i 2 popoli

Russi e ucraini: popoli fratelli ma distinti. Almeno, secondo la stragrande maggioranza dei secondi. E a dimostrare questa diversità sono forse più di tutto i giudizi su alcuni personaggi della storia comune. Il caso più evidente è quello dell'etmano (o atamano, comandante) cosacco Ivan Mazepa, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo.

È il periodo in cui i cosacchi ucraini si barcamenano tra i colossi geopolitici dell'epoca: federazione polacco-lituana (che arriva a controllare un immenso territorio tra Baltico e Mar Nero), Svezia e gli emergenti Zar di Mosca. Qualche decennio prima, con gli accordi di Perejeslav, i cosacchi accettano una sorta si soggezione nei confronti di questi ultimi. Mazepa, da parte sua, è un fedelissimo dello Zar Pietro il Grande. Quando gli svedesi di Carlo XII muovono guerra ai russi, l'etmano, combatte insieme a Pietro e al re polacco Augusto. Poi lo zar decide che le terre conquistate da Mazepa vadano proprio ai polacchi. Il capo cosacco non lo accetta e intravede la possibilità di usare gli svedesi contro il prepotente alleato. Nella battaglia di Poltava cambia fronte ma subisce una sanguinosa sconfitta.

Da allora per i russi Mazepa è la personificazione dell'infamia e del tradimento. Pushkin, il Dante russo, lo definisce «giuda e serpe». Le cose vanno diversamente in Ucraina: soprattutto nel periodo del romanticismo ottocentesco Mazepa diventa il precursore, rispettato e celebrato, delle aspirazioni autonomiste che iniziano a diffondersi a Kiev e dintorni. Oggi l'etmano è ricordato da molti e solenni monumenti sparsi in mezza Ucraina (in alto)

Il suo è un destino opposto a quello di Nicolaj Gogol (o Mykola Hohol), uno dei padri della letteratura russa e che in realtà è nato in Ucraina, in una famiglia di piccoli nobili in cui si parlava appunto ucraino (il padre scriveva in questa lingua le sue commedie). Lui studia nelle scuole russe, ma come ricorda Giorgio Cella («Storia e geopolitica della crisi Ucraina», Carocci) quando cerca di pubblicare una delle sue opere più famose, «Taras Bulba», viene messo sotto accusa dalle autorità zariste: il libro è troppo filo-ucraino.

Gogol deve riprenderlo in mano e riscriverne tre capitoli.

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