Traffico di informazioni riservate, 16 arresti

Enrico Lagattolla

Denaro in cambio di informazioni riservate, un vero e proprio tariffario per la compravendita dei dati «sensibili», un traffico in uscita dagli archivi elettronici di Polizia e Guardia di Finanza, ceduti da pubblici ufficiali e acquisiti in cambio di denaro da diverse agenzie di investigazioni private che operavano in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. In manette, ieri, sono finite sedici persone, colpite dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Paola Belsito. Undici «detective», tre pubblici ufficiali (due marescialli delle Fiamme gialle e un ispettore di Polizia), e due dipendenti di una società telefonica a cui la Telecom aveva appaltato la gestione dei servizi di «archiviazione dati». Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e divulgazione di segreto di ufficio, di interferenza nella vita privata e, in alcuni casi, di falso.
L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Stefano Civardi, si è conclusa dopo sei mesi di indagini, ed è nata da un altro fascicolo in mano alla Procura, quello relativo al presunto giro di corruzione negli appalti della vigilanza privata, che due anni fa aveva coinvolto diverse agenzie facenti capo all’Ivri (Istituti di vigilanza riuniti d’Italia), e che nel maggio del 2004 aveva portato all’arresto di otto persone.
Un'enorme mole di intercettazioni telefoniche ha permesso agli inquirenti di ricostruire la rete di fruitori e informatori, individuando oltre un centinaio di «contatti» negli ultimi sei mesi attraverso cui gli undici «007» finiti in carcere (che operavano tra Milano e provincia, Roma e Firenze) ottenevano i dati riservati. Complici, dunque, i due finanzieri (arrestati a Novara), e un poliziotto (fermato a Padova). Ma ci potrebbero essere anche altri indagati (la pratica della «compravendita» di informazioni viene definita dagli inquirenti un «fenomeno diffuso»), e anche tra questi figurerebbero alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine. Secondo quanto ricostruisce l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, i finanzieri e il poliziotto avrebbero svolto attività investigativa per conto dei detective, costituendo una «complessa rete di corruttela diffusa su tutto il territorio nazionale, coinvolgente rapporti tra i vari investigatori privati con soggetti pubblici ufficiali appartenenti alle forze dell’ordine e incaricati di pubblico servizio, operanti nel settore della telefonia, che mettevano a disposizione di privati, dietro remunerazione, le proprie prerogative e i poteri riconosciuti in virtù dell’incarico pubblico».
Nel «mercato» delle informazioni, gli investigatori privati chiedevano dettagli di vario genere (dalla vita privata a quella lavorativa) riguardanti i soggetti sotto osservazione. E ogni informazione aveva il suo prezzo. I semplici dati anagrafici valevano dai 50 ai 100 euro, mentre più cari erano quelli relativi ai precedenti penali (100/200), ai dati bancari (200/300), o l’intero pacchetto «completo» (500/600). La richiesta più onerosa, però, era quella relativa ai tabulati telefonici. Per ottenere informazioni sul traffico bimestrale in entrata e uscita dalle utenze sotto controllo, agli «007» venivano chiesti 1.800 euro. Cifra più consistente proprio perché, in questo caso, erano coinvolti anche gli impiegati della società telefonica, con cui dovevano essere spartiti i proventi dell’attività illecita.
A breve inizieranno gli interrogatori di garanzia, che si terranno a San Vittore. Per primo toccherà a C.N.

, titolare di un’agenzia investigativa di Vertemate. Poi sarà il turno di L.G. (con agenzia nei pressi della Stazione Centrale), e all’unica donna arrestata, il cui studio è a poche centinaia di metri dal Palazzo di Giustizia.

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