Marco Morello
Almeno ieri mattina i tassisti se la sono presa comoda: se si escludono un centinaio di irriducibili, giunti puntualissimi all’appuntamento delle 7, gli altri hanno temporeggiato un po’ prima di invadere il Circo Massimo. È probabile che volessero caricarsi al meglio per una nuova giornata campale. In fondo, anche se arrivano da Brescia, Mantova, Milano, Napoli e Firenze, insomma da quasi tutta Italia, Roma la conoscono bene. O meglio sanno muoversi a memoria lungo quel tragitto che dall’Aventino porta a Piazza Venezia, un percorso che ormai è diventato il loro «cammino di Santiago».
Sono pellegrine arrabbiate le auto bianche, stanche dei tira e molla. «Siamo in 5mila» ha affermato Carlo Bologna, presidente dell’Ait. La metà rispetto alle previsioni, un numero comunque consistente, che le stime prudenti delle forze dell’ordine hanno ridotto di due terzi. Un numero che ha causato ancora disagi a una città che non sopporta nemmeno l’ordinaria follia del caos quotidiano. L’area intorno al Circo Massimo è stata completamente transennata e chiusa al traffico, mentre il centro è stato presidiato da centinaia di poliziotti e carabinieri pronti a intervenire in caso di necessità. Fin troppo palese l’intento del prefetto Serra di non ripetere gli incidenti del 5 luglio, terminati con l’aggressione al ministro Mussi. Salvi i politici, questa volta a farne le spese è stato un giornalista del Corriere della Sera, Paolo Foschi, chiamato per nome, minacciato e poi picchiato al Circo Massimo per alcuni suoi articoli. Non si è trattato di un episodio casuale, ma premeditato, che rende ancora più tesi i rapporti tra la stampa e la categoria dei tassisti. Foschi si è fatto curare al pronto soccorso dell’ospedale S. Giacomo: il referto parla di sei giorni di prognosi.
La folla si è scaldata intonando cori ingiuriosi contro Prodi, mentre Bittarelli, presidente dell’Uri, caricava i presenti: «Secondo me non ci sono possibilità di chiudere l’accordo. Dobbiamo essere uniti per mandare a casa questo Governo e non sigleremo nulla senza prima averlo sottoposto a voi».
Dopo mezzogiorno il corteo è partito verso Piazza Santi Apostoli per seguire più da vicino la trattativa tra i sindacati e Bersani. A rendere scenografica la parata di protesta ha contribuito l’estro di un conducente romano, che si è «crocifisso» su due tavole di legno e si è fatto portare in giro dai colleghi. Impossibile la circolazione lungo tutta la zona, con 33 linee di bus deviate: Piazza Venezia è stata riaperta al traffico solo verso le cinque.
Opposto e desolante lo scenario a Fiumicino dove, per il quarto giorno consecutivo, di fronte ai tre terminal non si è vista nemmeno un’auto bianca. I passeggeri in arrivo da tutto il mondo per le vacanze estive sono stati costretti a ripiegare su treni, veicoli a noleggio, o peggio si sono fatti «spennare» da qualche abusivo, capace di chiedere anche duecento euro per una corsa fin dentro il raccordo.
Mentre scendeva la sera, a Piazza Santi Apostoli è proseguita l’attesa della delegazione salita a via Molise per trattare.
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