«Piccoli miei, ve lo giuro: ce la metterò tutta». Andrea prende in braccio per la prima volta i suoi tre gemellini (Emanuele, Davide ed Eleonora). Ma nel cuore ha un macigno: Mariangela, la sua Mariangela, è morta poche ore dopo il parto e lui non ci crede ancora di essere entrato al Buzzi assieme a lei e di dover tornare a casa da solo. Lui e i suoi tre figlioletti. «Li abbiamo desiderati tantissimo - racconta ricacciando in gola le lacrime -, abbiamo fatto la fecondazione assistita. Ora non posso pensare che cresceranno senza madre. E lei non li ha nemmeno visti per un attimo».
Qualcosa in sala parto è andato storto, ma i medici non riescono ancora a capire cosa. Mariangela, 37 anni, dopo il parto ha avuto una grave emorragia, tanto che si è deciso di procedere con l’asportazione dell’utero. Poi è arrivato un primo arresto cardiaco, la rianimazione, un secondo arresto cardiaco. E la situazione è precipitata, senza poter più fare nulla per la donna.
«Non c’è stato niente di anomalo - spiega il direttore sanitario del Buzzi, Antonio Bonaldi - è stato un evento drammatico, un caso rarissimo. Ma dalle nostre verifiche non emerge nessun errore umano. Mi sono confrontato con il responsabile del centro trasfusionale e anche le sacche di sangue sono arrivate per tempo, senza nessuna irregolarità».
Ora il corpo della donna si trova all’istituto di medicina legale in Città studi, in attesa dell’autopsia, e la sua cartella clinica è stata sequestrata. Il procuratore aggiunto Nicola Cerrato ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo e sta predisponendo tutti gli accertamenti del caso. «Noi - spiegano i medici - siamo a completa disposizione. E dal canto nostro stenderemo un rapporto da consegnare alla Regione Lombardia e al Ministero, come si fa in questi casi per i cosiddetti eventi sentinella». Il direttore Bonaldi spiega che il quadro clinico della donna era piuttosto complicato. Ma il marito Andrea sbotta: «Aveva solo la celiachia, seguiva una dieta ferrea e le sue analisi del sangue erano perfette». Ora l’uomo, disperato, chiede giustizia e vuole andare fino in fondo a questa storia. Racconta che Mariangela, con il suo pancione di venti chili, aveva già avuto le prime contrazioni il 29 agosto. «Dovevano farla partorire allora - scuote la testa - e invece me l’hanno trattata come una scatola. Hanno pensato solo ai bambini e non a lei». La donna era stata trasferita all’ospedale Sant’Anna di Como perché al Buzzi, alla fine di agosto, non c’erano abbastanza incubatrici libere. Poi, il 14 settembre, è ritornata al Buzzi, monitorata giorno e notte. «Voglio che i giudici valutino anche l’assistenza che ci ha prestato il ginecologo - chiede Andrea -. Voglio che non venga trascurato nemmeno un dettaglio. Non è vero che non ci sono colpe».
Quando la coppia aveva scoperto di aspettare tre gemelli, forse qualche perplessità l’aveva avuta.
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