Milano - Tragedia all’Idroscalo, il mare in città dei milanesi. Ieri due cuginetti di cinque e sei anni sono spariti nel primo pomeriggio. Li hanno ritrovati, uno alle 17,33 e l’altro al tramonto, i sommozzatori della polizia locale. Hamed e Omar, annegati in un giorno che per tutta la famiglia doveva essere solo di gioco e vacanza. «Non sanno nuotare», le terribili parole che continuavano a ripetere disperati i genitori di origine egiziana, ma da tempo residenti a Milano. Li tirano fuori dall’acqua vestiti, testimonianza che probabilmente sono scivolati. Forse prima uno e poi l’altro per cercare di aiutarlo.
Ancora tutta da ricostruire la dinamica dell’incidente perché, nonostante il posto fosse come tutti i fine settimana affollatissimo, nessuno ha visto niente. A lanciare l’allarme sono proprio mamma e papà. Alle 17,07 dopo che da almeno un’ora non vedevano i due bambini. Una breve ricerca lì dove l’acqua è più bassa, ma poi la preoccupazione ha il sopravvento. L’Sos parte da una delle colonnine installate lungo il lago artificiale. Immediato l’intervento della polizia provinciale a cui è affidata la sicurezza. Le prime ricerche con le telecamere puntate sullo specchio d’acqua e le rive. Alle 17,33 la terribile scoperta di un corpicino che galleggia nella zona della Riviera est. È quello del più piccolo. Viene rapidamente portato al pontile adiacente al pronto soccorso. Arriva il medico di guardia, ma non può che constatarne il decesso. Molto di più ci vorrà per ritrovare l’altro cadavere. Con l’attesa che si fa di ora in ora più disperata. Ad arrivare sul posto sono i sommozzatori dello speciale nucleo dei vigili urbani che si tuffano in acqua alla ricerca del secondo bambino. Squadre di agenti pattugliano anche le rive e il boschetto adiacente. Il ritrovamento del più grandicello, quando si è ormai fatto buio. Sono le 21,16. Anche lui è ormai privo di vita. E allora lo strazio dei familiari diventa davvero inconsolabile.
Una terribile tragedia che riporta a quattro anni fa quando a perdere la vita nelle acque nel bacino costruito da Mussolini per l’atterraggio degli idrovolanti, fu un extracomunitario. Un ragazzo romeno diciannovenne che, tuffatosi, non riuscì più a tornare a riva. Molto meglio andò lo scorso agosto a un albanese tredicenne che fu salvato da un vigile del fuoco fuori servizio che in quel momento stava pagaiando sulla sua canoa. Vistolo in difficoltà, il pompiere si buttò e con poche bracciate riuscì a metterlo in salvo. «Mi ha detto che all’improvviso non toccava più con i piedi e non riusciva a stare a galla - raccontò il caposquadra Marco Buda -. Purtroppo succede spesso perché il fondale dell’Idroscalo non è sempre costante. Molti perdono contatto con il terreno e non riescono a tornare indietro». Una dinamica probabilmente molto simile a quella che è costata la vita ai due bambini di ieri. Sfuggiti alla sorveglianza dei genitori, forse poco dopo l’ora di pranzo. E a nulla è servita la sorveglianza dei cinque bagnini e delle venti telecamere che sorvegliano quella che, seppur artificiale, è a tutti gli effetti una zona balneare. E, dunque, sottoposta alle norme di sicurezza.
Sul luogo della tragedia è arrivato anche l’assessore all’Idroscalo della Provincia. «Sono molto colpita - le parole di Irma Dioli -. Porgo le mie più vive condoglianze ai genitori.
Ho verificato che il servizio di sicurezza e gli operatori sono tutti prontamente intervenuti, nonostante il tragico epilogo». Delle indagini si occupa la polizia locale che ha stilato una relazione da consegnare al magistrato di turno, il pubblico ministero Lucilla Tontodonati, che sull’incidente aprirà ora un fascicolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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