«Tramano per insediare un governo tecnico»

Roma«A me sembra siano tornati i tempi dell’uso strumentale della custodia cautelare». È stato Giorgio Stracquadanio a incontrare Silvio Scaglia in carcere. La lunga detenzione del manager, secondo il deputato Pdl, non è casuale. Ricorda l’uso del carcere preventivo «per estorcere confessioni su reati non commessi. Lui non è più in Fastweb, ma Fastweb fa gola a molti. E soprattutto, fa gola a chi vuole impedire il progetto del governo di realizzare un unico gestore della rete delle telecomunicazioni».
Ma non c’è solo il caso dell’ex ad della compagnia di telecomunicazioni. È vero che le cronache giudiziarie sembrano quelle degli anni Novanta, però - sostiene Stracquadanio - non è una nuova Tangentopoli. Non sono nemmeno casi isolati, né un lento assedio a Berlusconi. «Per me - spiega - è ancora più grave. Vediamo i casi. Cade Scajola. Il ministro che aveva nelle mani il dossier sul nucleare e al quale qualcuno rimproverava un atteggiamento non ecumenico. Il ministro che si era scontrato un po’ a muso duro con il vero uomo forte di Fiat, Sergio Marchionne sulla questione degli incentivi. Girano voci che stiano compiendo indagini su Matteoli, il ministro che deve realizzare uno dei simboli del governo Berlusconi: il ponte sullo Stretto. C’è chi dice, negli ambienti dei costruttori, che il general contractor non voglia più farlo». Poi l’avviso di garanzia a Verdini. «Sembra - sostiene il parlamentare - un messaggio. È come se qualcuno dovesse pagare la colpa di avere deciso che l'eolico in Sardegna non si fa e che non si realizza quanto promesso da Cappellacci e Berlusconi in campagna elettorale. E sa a chi aveva affidato Soru, l'ex presidente Sardo, tutto l'eolico? A Sorgenia, gruppo De Benedetti, che usa tecnologia di Edf». Un altro complotto? «No. So che quando ci sono interessi reali, il gioco si fa pesante e che in Italia oggi l'arma più forte è usare la giustizia. Dall'uso politico siamo passati all'uso politico economico della giustizia».
Dietro non c’è il Pd. E nemmeno Di Pietro. Difficile dimostrare anche un collegamento con i problemi del Pdl, anche se una coincidenza Stracquadanio la rileva. «C'è una cosa irragionevole: Fini sferra l'attacco alla leadership di Berlusconi nel momento in cui è politicamente invincibile. Non è che qualcuno gli ha detto che quell’attacco serviva comunque?». Difficile anche capire a cosa puntino i protagonisti di questo «uso politico-economico della giustizia». Probabilmente il governo tecnico, che «potrebbe chiudere tutte queste partite, con la soddisfazione di chi vuole rimuovere l’unico ostacolo al compimento di disegni da prima Repubblica, cioè Silvio Berlusconi». Una cosa è certa.

E cioè che «i veri conflitti di interesse sono quelli occulti, non quelli che riguardano il Cavaliere che è sotto i riflettori tutti i giorni». L’altra certezza di Stracquadanio riguarda la riuscita di questi disegni. «Rispondo citando Bossi: fino a quando ci saranno Silvio e Umberto non succederà niente. È proprio così».

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