Trani spegne i riflettori, i faldoni fra Roma e Bari

Trani addio. Torna a svettare indisturbato il profilo della cattedrale romanica, circondata solo dal mare azzurro e non più dalle parabole dei colorati van delle televisioni parcheggiati all’ombra del campanile. Torna ingombra solo di turisti a bocca aperta la grande piazza tra la chiesa e il palazzo della procura. E negli uffici giudiziari il bivacco dei cronisti nei corridoi è già solo un ricordo. È la fine dell’«effetto Woodcock» per la cittadina pugliese.
Ma se il pm anglonapoletano aveva garantito a Potenza una visibilità insolita per il capoluogo della Basilicata, Trani può consolarsi. Anche se il circo dei media ha levato le tende, le luci più basse sull’indagine Agcom-Rai, e la conseguente graduale scomparsa dai telegiornali delle panoramiche sull’ingresso della procura e degli stand-up con San Nicola Pellegrino sullo sfondo, non sono un grave attentato al turismo per la città del marmo e del moscato. Gli hotel restano pieni, solo che al plotoncino di inviati si sostituiscono i turisti del Nord Europa, scesi alla vigilia della primavera per godersi il sole pugliese. La processione dei giornalisti con la valigia scivola invece a bordo di auto a noleggio sulle due corsie - direzione Sud - della statale 16 bis, destinazione Bari.
Persino le indagini per la fuga di notizie la procura tranese le ha affidate alla Digos della questura del capoluogo. E i riflettori si accendono di nuovo sulla catena di indagini sulla Sanità pugliese della procura guidata da Antonio Laudati. Le inchieste di Bari, d’altra parte, avevano occupato le cronache giudiziarie per mesi. Si era cominciato a febbraio, con le dimissioni dell’ex assessore regionale Alberto Tedesco, all’epoca fresco d’iscrizione nel registro degli indagati a mezzo indiscrezione di stampa, si era proseguito in grande stile con il clamore internazionale e le «autointercettazioni» dell’affaire D’Addario, per sfociare poi nel «sistema Tarantini»: un business delle protesi alimentato a escort e cocaina, condito dal coinvolgimento dell’ex vice di Nichi Vendola, Sandro Frisullo. Ma il terremoto giudiziario annunciato a più riprese non arrivava, e l’attenzione, pian piano, era fatalmente calata. Poi, proprio mentre la vicina Trani sembrava pronta ad accogliere in procura una sfilata di vip, l’inchiesta sulle pressioni anti-Annozero viene sorpassata in corsa dall’arresto di Frisullo. E così dagli strali intercettati di Berlusconi contro Santoro, e dalla passerella del conduttore di Annozero tra due ali di telecamere, taccuini e curiosi, si torna alle magagne del sistema sanitario della regione, tra ragazze e presunte mazzette.
Insomma, sarà questione di «Bari opportunità», per rubare il calembour a Dagospia, ma mentre Trani torna alla sua vivace ma tranquilla vita di provincia, il capoluogo riafferma la leadership regionale anche in chiave giudiziaria. Certo, esteticamente non c’è gara tra l’antico edificio che ospita la procura di Trani e il blocco di cemento grigio, con vista cimitero, dove lavorano Laudati e i suoi pm.


Ma gli uffici baresi hanno riconquistato l’attenzione con il grande classico del tintinnar di manette declinato in salsa politica. Il parcheggio all’ombra dei cipressi è di nuovo pieno. E la musica potrebbe ripetersi, presto.
MMO

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