Transizione energetica

Il litio geotermico: la risorsa che può cambiare la transizione

Il litio da fonti geotermiche può aiutare su più fronti la partita industriale della transizione energetica. Vediamo perché.

Il litio geotermico, la sorprendente novità per la transizione

Sfruttare i flussi dell'energia geotermica per estrarre litio a basso impatto ambientale, muovendosi dunque sulla transizione in due fronti complementari. Questo l'ambizioso progetto che più attori in Europa stanno portando avanti muovendosi alla ricerca di soluzioni innovative per mobilitare risorse per la transizione energetica in forma originale e aumentare l'accesso dell'Occidente al litio, materiale strategico per diverse industrie, prima fra tutte quella delle batterie per le auto elettriche, ad oggi dominata dalla Cina.

Secondo uno studio del U.S. Geological Survey, il litio non è propriamente un materiale raro su scala globale: la disponibilità di riserve su scala globale è stimata essere pari a 86 milioni di tonnellate. “Nonostante le risorse attuali siano di gran lunga superiori alla domanda prevista" per raggiungere gli obbiettivi di transizione fissati entro 2050 si renderà necessario "aumentare l’estrazione di litio di 10 volte nei prossimi dieci anni", fa notare Nature. E questo crea indubbi problemi negli scenari in cui il litio è maggiormente ricercato: "Le risorse primarie di litio attualmente sfruttate si trovano per il 26% nelle rocce dure (graniti, apliti e pegmatiti) e per il 58% nelle salamoie a bacino chiuso, le cosiddette Salar, quei deserti salati delle Ande cilene, boliviane e argentine dove l’acqua dei laghi salati sotterranei (salamoia) viene pompata in superficie e fatta evaporare in grandi vasche", nota Renewable Matter. Il processo di estrazione del litio comporta consumi di colossali quantità di acqua e problemi per la gestione dei lavoratori, sottoposti a turni pesanti e forte pressioni in contesti come quello della Bolivia o del Perù.

In diversi contesti, dalla California alla Cornovaglia, sono però allo studio processi di sfruttamento dell'energia geotermica per ottenere quote crescenti di litio. Dato che il litio si trova combinato con minerali e sali in natura, non deve stupire che nelle aree in cui sono concentrate le fonti di calore geotermiche esso abbondi. Un singolo impianto di energia geotermica può, dunque, dare il suo contributo nel produrre elettricità, riscaldamento, raffreddamento e materie prime come il litio, con un processo a zero emissioni di carbonio e basso impatto sfruttando il pompaggio in superficie direttamente dagli impianti. Separato dal litio, il resto del brine geotermico, consistente spesso in concentrazioni di acque salate ad una temperatura in genere tra i 100 e i 300°C, può essere riammesso nell'impianto.

Rafforzare questa capacità di sfruttamento dell'estrazione di litio sarebbe una via chiave per sviluppare la transizione in forma autonoma anche in Europa. Secondo quanto ha fatto notare in un rapporto la EGEC (European Geothermal Energy Council), il 25% del fabbisogno europeo di litio nel 2030 potrebbe essere soddisfatto dagli impianti europei. La Vulcan Energy Resources ha lanciato il piano Zero Carbon Lithium in lizza per ottenere un finanziamento da 2,25 miliardi di euro alla Banca Europea di Investimenti. E come riporta Il Messaggero, "l’area geotermale più grande d’Europa si trova lungo il Reno, a cavallo tra la Francia e la Germania. Se si punta un compasso, nel raggio di 3 ore di macchina ci troviamo nelle più grandi aree dell’industria automobilistica europea e dove stanno già sorgendo le gigafactory che entro il 2030 porteranno l’Unione Europea a produrre batterie per 500 GWh, 30 volte il volume attuale". In questa partita anche l'Italia può entrare in campo.

Sono due in particolare le zone ad alta produzione geotermia in Italia e si trovano entrambe in Toscana: il triangolo Larderello-Travale-Radicondoli e il Monte Amiata. Ma dai Colli Euganei in Veneto alla regione delle Eolie, dai Campi Flegrei alle Prealpi, per arrivare alle aree siciliane di Alcamo e Sciacca sono molte le zone in cui fonti di calore terrestre note fin dai tempi antichi potrebbero giocare un ruolo se venissero sfruttate per la transizione. Aumentando l'impatto italiano ed europeo in mercati strategici e riducendo la dipendenza dall'estero del Vecchio Continente.

Dunque giocando un ruolo virtuoso in una fase in cui la corsa al litio è tra i maggiori determinanti della geoeconomia globale.

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