"Riflesso post-sessantottino". Così l'ideologia ambientalista schiaccia le necessità del Paese

La condanna di Vincenzo Pepe: "L'ambientalismo moderno è ad appannaggio di movimenti radicali, estremisti e senza visione". Ecco i rischi che corriamo

"Riflesso post-sessantottino". Così l'ideologia ambientalista schiaccia le necessità del Paese

"Parlare di ambiente significa parlare di futuro e parlare di futuro significa puntare sul progresso, lo sviluppo, la tecnologia. L'ambientalismo è tale solo se è pragmatico, un ambientalismo del fare. ": esordisce così Vincenzo Pepe, giurista e filosofo politico, presidente dell'associazione Fare Ambiente e candidato in Campania al Senato con la Lega. Una scommessa ambiziosa quella del docente di Diritto dell'Ambiente e dell'Energia all'Università della Campania Luigi Vanvitelli: promuovere la riflessione sull'ambiente nel centrodestra mettendo al primo posto il pragmatismo e evitando che la riflessione sul tema sia appannaggio della Sinistra del "No a tutto" che, a suo avviso, "per via di un riflesso post-sessantottino mette l'ideologia sopra le reali necessità del Paese, dell'ambiente, del futuro". Pepe da tempo alla guida della sua associazione lotta per un ambientalismo pragmatico, nel 2011 era contrario alla chiusura del programma di rilancio del nucleare via referendum e anche oggi, conversando con IlGiornale.it, rivendica la necessità di un'agenda ambiziosa sul tema.

Professor Pepe, la partita dell'ambiente sarà importante per il Paese nella prossima legislatura?

Sarà la partita più importante e tutti i partiti dovrebbero averla al primo posto, con una riflessione seria a riguardo, nei loro programmi. Serve coraggio per pensare al futuro: ma coraggio vuol dire anche assumersi dei rischi in termini di investimenti, scelte politiche, visioni per il futuro. E questo è ciò che non capisce il "partito del No" che da anni blocca una seria riflessione sull'ambiente in Italia.

Ritiene l'ambientalismo italiano indietro in tal senso?

Da troppo tempo purtroppo sì. L'ambientalismo italiano moderno nasce, va ricordato, in ambito liberale e moderato con il Club di Roma e le sue campagne degli Anni Settanta. Poi i suoi primi riferimenti politici furono esponenti di rottura ma ancora moderati, come Marco Pannella. Dagli anni Ottanta è diventato appannaggio di movimenti radicali, estremisti e senza visione che anche oggi mostrano i loro riflessi ideologici: no alla Tav, no al Tap, no alle trivelle, no al nucleare, no ai rigassificatori, no a tutto, no in fin dei conti alla tecnologia e allo sviluppo. Per troppo tempo i moderati italiani hanno sottovalutato questa partita, ma negli ultimi tempi la musica è cambiata. Ringrazio in tal senso Matteo Salvini per aver creduto alle mie battaglie: non punto a tutti i costi ad avere un seggio, ma era importante portare il dibattito su un piano realista e fuori dalle torri d'avorio degli atenei.

Come si può cambiare sul tema ambiente questo Paese?

Guardiamo agli altri Paesi europei. In nessuno c'è un ambientalismo radicale come quello italiano. Pensiamo alla Finlandia, ove i Verdi al governo supportano il nucleare di terza generazione. Pensiamo alla Danimarca e all'Olanda, dove i termovalorizzatori sono vicini al centro nelle grandi città. In Italia per il partito del no non riusciamo a costruire un termovalorizzatore nella capitale e si discute perfino, in tempi di crisi energetica, dei rigassificatori che potrebbero contribuire a accelerare la transizione energetica sfruttando il gas come risorsa-ponte. Per non parlare del tema nucleare...

Come giudica la questione in materia?

Abbiamo alcuni dei migliori dipartimenti di Ingegneria Nucleare d'Europa, penso primo fra tutti a quello del Politecnico di Milano, e spesso formiamo con corposi investimenti pubblici professionisti che poi possono dare il meglio solo cercando lavoro in altri Paesi. Ritengo questa scelta in prospettiva un errore notevole. Da tempo vengo definito eretico perché sono favorevole a un ragionamento in tal senso: fiero di esser chiamato così se sono nello stesso gruppo di pensatori come Antonio Zichichi o il Premio Nobel Carlo Rubbia.

Con questa logica, sarebbero "eretici" anche Enrico Fermi e i ragazzi di Via Panisperna...

Esatto, un certo tipo di ambientalismo autoreferennziale pensa più a mettere etichette che a cercare soluzioni ai problemi.

Il nucleare le appare in grado di realizzare il gancio tra transizione energetica e sviluppo tecnologico di cui parlava?

Può e deve esserlo. Con l'energia nucleare si può iniziare un ragionamento di sistema, che permetta di unire transizione e sviluppo di nuove tecnologie, come ad esempio quella sulla fusione nucleare. E poi con la ricerca nucleare si salvano vite, pensiamo alle ricadute in ambito medico e ospedaliero. Il paragone con la sanità è il più azzeccato, a mio avviso, quando parliamo di transizione energetica: accettiamo che la tecnologia medica e la scienza migliorino la qualità della vita, e giustamente mettiamo in secondo piano il problema dello smaltimento delle scorie e degli scarti medici fidandoci della stessa tecnologia e della stessa ricerca che aiuta alla qualità dello sviluppo. Penso che sull'ambiente si debba seguire un approccio simile.

Dunque, l'ambientalismo del "No" si pone a suo avviso in contrasto con le indicazioni della scienza?

Dire no a tutto, come del resto accettare tutto senza porsi il minimo dubbio o il minimo ragionamento, significa andare contro ciò che prescrive il metodo scientifico. Bisogna fidarsi dei ritrovati della tecnologia e non ripiegare sull'ideologia limitandosi a dichiararsi contrari a un impianto energetico, centrale nucleare, rigassificatore o termovalorizzatore che sia, solo per il timore che "faccia male". La partita per l'ambiente è una partita per il futuro. Ed escludere dal suo perimetro una riflessione su scienza e tecnologia significa rinunciare al suo portato più importante. Sa qual è? Il miglioramento della qualità della vita.

L'ambiente come la madre di tutte le battaglie, insomma...

Sì. Parlare di ambiente significa oggi parlare di sviluppo in un'ottica di maggiore efficienza con un mix energetico bilanciato. Significa bollette meno care e posti di lavoro in settori ad alta intensità tecnologica. Significa maggiore sicurezza e benessere per le generazioni future e custodia dell'ambiente in un'ottica di lungo periodo. Ha ragione Papa Francesco a ribadire la necessità di prendersi cura del creato. Oltre alla battaglia energetica, dobbiamo occuparci della qualità delle nostre acque, della tutela del cibo, dell'agricoltura, del suolo. Dobbiamo, e penso alla mia Campania, puntare sull'economia circolare e le sue nuove tecnologie per gestire al meglio il ciclo dei rifiuti. In tutto questo i moderati e liberali possono e devono esprimere la propria voce per orientare la battaglia per l'ambiente in un'ottica socialmente avanzata.

Possiamo e dobbiamo sviluppare tecnologie di alto livello e affidabilità per gestire questa nuova sfida, decisiva per consolidarci come comunità. E dimostrare che la battaglia per l'ambiente non è pertinenza esclusiva del solito partito del No.

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