Transizione energetica

Ecco il ruolo chiave dell'idroelettrico: cosa cambia

La materia che copre oltre due terzi della superficie terrestre può giocare un ruolo per la transizione energetica: l'acqua e l'idroelettrico possono essere protagonisti.

Ecco il ruolo chiave dell'idroelettrico: cosa cambia

La materia che copre oltre due terzi della superficie terrestre può giocare un ruolo per la transizione energetica: l'acqua e l'idroelettrico possono essere protagonisti. Esiste una forte interdipendenza tra acqua ed energia e, al tempo stesso, entrambe sono fonti primarie per le persone.

Vi è in questo contesto da tenere in considerazione il fatto che di fronte all'attuale strutturazione di strategie volte a contrastare i cambiamenti climatici il loro legame è ancor più fondamentale: un’alleanza necessaria per portare a termine la transizione energetica in modo sostenibile ed equo e per tutelare le risorse idriche del pianeta passa per una valorizzazione sistemica del settore idroelettrico.

Nel giugno scorso, presentando il suo Hydropower Special Market Report l'Iea, l'Agenzia internazionale per l'Energia, ha definito l'idroelettrico il "gigante dimenticato" nella corsa alla transizione. L'Iea sottolinea, in particolar modo, tre vantaggi potenziali dell'idroelettrico.

In primo luogo, esso unisce la possibilità di ottenere energia a basso impatto ambientale con una capacità di gestione flessibile delle fonti e dell'alimentazione delle reti capace di fungere da retroterra per la promozione di altre fonti rinnovabili. In particolar modo, in attesa che le nuove reti ad alta tecnologia, i nuovi impianti fotovoltaici e i parchi eolici giungano a piena maturazione in termini di accesso al mercato e si sviluppino le tecnologie di distribuzione e di stoccaggio adeguate l'idroelettrico può garantire un'alimentazione continua a basso impatto.

In secondo luogo, di conseguenza, è chiaro il ruolo dell'idroelettrico come fonte flessibile e elastica. Risultando ad oggi l'unica fonte capace di garantire al contempo controllo, flessibilità e capacità di accumulo in forma continuativa, l'idroelettrico è a un grado notevole di sviluppo. È noto", sottolinea Mondo Fluido, che "gli impianti idroelettrici a pompaggio agiscono come una batteria verde che può ricaricarsi quando l’offerta di energia supera la domanda, e viceversa scaricarsi quando la richiesta aumenta. L’idroelettrico è quindi il complemento ideale non solo alle energie rinnovabili ad alta potenza e ad alta volatilità come l'eolico e il solare, ma anche ai metodi di stoccaggio a breve termine come le batterie. Risultano infatti molto veloci nella regolazione e quindi perfetti per bilanciare picchi improvvisi di consumo o di produzione". Vantaggio confermato dall'Iea nel suo report, in cui ricorda che molte centrali idroelettriche possono aumentare e diminuire la produzione di elettricità molto rapidamente rispetto ad altre centrali come nucleare, carbone e gas naturale.

In terzo luogo, i grandi progetti idroelettrici possono portare con sé una svolta economico-produttiva legata al loro ruolo di abilitatori di ampie e complesse strategie industriali e tecnologiche capaci di agire in favore dello sviluppo economico, specie nei Paesi a basso o medio reddito.

"Circa la metà del potenziale economicamente sostenibile dell’energia idroelettrica a livello mondiale non è sfruttato", nota Rinnovabili.it. "E questo potenziale è particolarmente alto nelle economie emergenti e in quelle in via di sviluppo, dove raggiunge quasi il 60%": dall'Etiopia al Perù, diverse nazioni hanno messo in campo progetti di ampio respiro, spesso non privi di controversie geopolitiche, per aumentare il loro accesso all'idroelettrico.

Anche per l'Italia possono aprirsi opportunità in questo settore. Nel nostro Paese l'idroelettrico è strategico per il mix energetico: esso rappresenta la prima fonte rinnovabile in Italia, producendo il 41% dell'energia complessiva rinnovabile necessaria al Paese in quasi 4.300 impianti che ogni anno producono 46 TWh. Uno studio di Althesys realizzato nel 2018 sottolineava che diverse erano, in quest'ottica, le prospettive di rafforzamento, dato solo il 42% della capacità realizzata prima del 1960 è stata ammodernata, con potenzialmente ancora 6,7 GW sui cui poter intervenire per dare ulteriore sponda al sistema. La stragrande maggioranza degli impianti, e della potenza installata, si trova lungo le Alpi, dal Piemonte al Trentino. Poco meno di un quarto della potenza nazionale è data dalla produzione di due sole province, Brescia e Sondrio, con l'11,9% della quota ciascuna. La più grande centrale idroelettrica d'Italia si trova in Piemonte, in provincia di Cuneo, nel comune di Entracque, con due dighe, quella del Chiotas e quella delle Piastre, collegate da un complesso sistema sotterraneo di tubature, legate a una centrale scavata interamente nella roccia.

Tali capacità vanno assolutamente valorizzate: la digitalizzazione può contribuire a rendere gli impianti pure più flessibili e longevi, aumentando inoltre il rapporto tra energia prodotta e misura dell'invaso per risparmiare acqua e ridurre la dispersione. Inoltre, gli stessi impianti possono essere auto-alimentanti, ad esempio sfruttando eventuali picchi di offerta rispetto alla domanda nel corso di una giornata per poter pompare l'acqua in superficie per la produzione in giorni successivi. Inoltre, si può creare un mercato ulteriore in termini di tecnologie innovative, sistemi di rete e monitoraggio, applicazioni dell'energia idroelettrica e valorizzare ecosistemi produttivi energetici molto spesso consolidati da decenni e che, portati nel XXI secolo, possono contribuire a giocare la partita chiave della transizione energetica.

Da cui sarebbe ingenuo escludere la risorsa più diffusa sulla Terra.

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