Si smaglia sotto i colpi dello Stato la fitta rete dei fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, latitante da 16 anni, capo del mandamento di Castelvetrano e dopo la cattura di Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, al vertice di Cosa Nostra. L'ultimo affondo ha portato in carcere 13 esponenti della mafia trapanese, accusati di avere favorito contatti fra il padrino e i boss palermitani, mettendo a disposizione pure falsi documenti per potere espatriare all'estero. Avvisi di garanzia per 18 persone e tra queste un collaboratore del senatore Pdl Carlo Vizzini, l'ex maresciallo della Guardia di finanza Achille Felli. Perquisite una sessantina di abitazioni. Per mesi gli investigatori hanno intercettato un gruppo di mafiosi ritenuti vicini a Messina Denaro e determinante è stato il ritrovamento di alcuni «pizzini» del padrino trapanese nel covo di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, arrestati il 5 novembre 2007.
L'indagine della Dda di Palermo sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro ha anche messo in luce presenza costante sul territorio del capo di cosa nostra, deciso a non allontanarsi dalla sua provincia. In un pizzino scrive: «Io non andrò mai via di mia volontà, ho un codice d'onore da rispettare. Lo devo a Papà e lo devo ai miei principi, lo devo a tanti amici che sono rinchiusi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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