Il trapianto di cornea è il trapianto d'organo più eseguito al mondo e quello a migliore prognosi in termini di sopravvivenza di tessuto trapiantato, grazie al ridotto rischio di rigetto. La cornea è la membrana trasparente posta davanti all'iride (con funzione, insieme al cristallino di lente convergente dell'occhio), ha uno spessore di circa mezzo millimetro e si compone di differenti strati cellulari con funzioni diverse: davanti vi è una lamina di cellule epiteliali, nel mezzo un tessuto fibroso solido, lo stroma, internamente un sottile strato di cellule, l'endotelio, importante per la trasparenza del tessuto.
Parliamo del trapianto di cornea e delle patologie che lo rendono necessario con il professor Leonardo Mastropasqua, cattedra di oftalmologia all'università Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara. Mastropasqua, per primo a livello nazionale, ha effettuato nel 2006 un trapianto di cornea attraverso il laser a femtosecondi, un apparecchio in grado di tagliare lo spessore corneale e di rimodellare la cornea. L'intervento è stato effettuato presso la Clinica oftalmologica dell'ospedale clinicizzato della Asl di Chieti, Centro regionale di eccellenza, diretto proprio dal professor Mastropasqua. Il laser a femtosecondi rappresenta la nuova frontiera della chirurgia corneale e oftalmologica destinata a rivoluzionare nei prossimi anni l'approccio clinico terapeutico alle patologie della cornea. Il bisturi è sostituito da un sistema robotico che sfruttando l'azione di un laser a pulsazione ultraveloce emette innumerevoli impulsi di durata brevissima dell'ordine di un miliardesimo di secondo. Tanti piccoli spot laser a direzione programmabile da computer consentono di effettuare tagli corneali molto precisi, con prefissata posizione, estensione e profondità. Ogni anno i pazienti che si sottopongono a questo tipo di intervento sono circa 10mila.
«Le patologie corneali che necessitano più frequentemente del trapianto della cornea sono - precisa il professor Mastropasqua - il cheratocono avanzato, malattia degenerativa giovanile della cornea che causa progressivo sfiancamento del tessuto, lo scompenso corneale endoteliale, edema cronico con opacizzazione della cornea dovuto alla perdita delle cellule endoteliali, possibile in cornee predisposte dopo intervento di cataratta o per distrofie dell'endotelio, le cicatrici corneali secondarie ad infezioni o le distrofie corneali. L'obiettivo di un trapianto di cornea (o cheratoplastica, dal greco keratos, cornea) è quello di ripristinare una visione gravemente compromessa a causa dell'opacità o della alterata curvatura della cornea, sostituendo il tessuto con una cornea sana e trasparente».
Fino a qualche anno fa l'intervento di cheratoplastica più eseguito era il trapianto perforante, cioè la sostituzione di tutto lo spessore corneale; questa tecnica, sebbene chirurgicamente ben codificata da decenni di esperienza internazionale, comporta comunque rischi possibili legati a una chirurgia in cui si apre completamente il bulbo oculare.
Negli ultimi cinque anni la chirurgia oftalmica della cornea ha subito una profonda evoluzione.
«Le nuove tecniche chirurgiche definite lamellari o selettive, si propongono di sostituire non tutto lo spessore corneale, ma solo quello malato, riducendo le complicanze intraoperatorie, in quanto si svolgono a bulbo chiuso e quelle postoperatorie legate al rigetto e all'astigmatismo. Per il cheratocono e le altre patologie come le distrofie o le cicatrici corneali in cui l'endotelio non è compromesso la tecnica chirurgica più idonea a ottenere il migliore risultato visivo e la massima riduzione delle complicanze legate alla chirurgia è la cheratoplastica lamellare anteriore profonda, tecnica che si propone di sostituire quasi tutto lo spessore corneale anteriore, lasciando in situ l'endotelio corneale, un sottile strato cellulare dello spessore di meno di un decimo di millimetro, che non è interessato dalla patologia. I vantaggi di tale tecnica sono la drastica riduzione del rischio di rigetto, e la conservazione delle proprie cellule endoteliali fattore che teoricamente consente una sopravvivenza a lungo termine del trapianto. Nelle patologie che coinvolgono gli strati profondi delle cellule endoteliali invece, come lo scompenso endoteliale, l'endotelio corneale rappresenta l'unico strato patologico della cornea, e oggi, grazie a tecniche sofisticate di microchirurgia, siamo in grado di sostituire solo questo strato cellulare». La qualità di un trapianto e il conseguente benessere del paziente, da un punto di vista del recupero visivo e della sua qualità di vita, non dipendono esclusivamente e non si esauriscono solo con l'atto chirurgico.
«Un trapianto di cornea, come ogni trapianto d'organo o di tessuto - afferma il professor Mastropasqua - necessita di una corretta gestione postoperatoria, basata su unappropriata terapia medica e su esami di controllo particolarmente evoluti».
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