"La Trappola", così le banche hanno inghiottito i nostri risparmi

In un libro il ritratto dall’interno del rapporto diabolico tra gli italiani e i loro istituti di credito: prima e dopo la crisi dei "subprime", tutti i cavilli che trasformano il cliente in un pollo da spennare

Il libro Carmelo Abbate e Sandro Mangiaterra, giornalisti specializzati in economia “sociale”, raccontano nel loro “La Trappola” (edizioni Piemme) i lati oscuri di un mondo che dovrebbe avere nella trasparenza uno dei suoi punti di forza. E che spesso si trasforma invece in una macchina infernale in cui a rimetterci sono sempre i più deboli: i clienti. Dalla finanza creativa ai mutui ai finanziamenti al consumo, un lungo elenco di trappole tese al consumatore. Con i suggerimenti per non cascarci più.

I bond argentini “Racconta Orlando, ferroviere sessantenne della provincia di Venezia: mi hanno chiamato dalla filiale e mi hanno indicato questi bond dicendomi che erano sicuri, di un paese emergente. Orlando gestisce i risparmi di sette persone, tra moglie, figlio, fratelli sorelle. Tutti operai, tutti soldi messi da parte in anni di lavoro, evitando di comprare la macchina nuova e saltando le vacanze”. Oggi quei bond sono carta straccia. “Sono stati loro ad appiopparmi la fregatura e con piena consapevolezza”.

Gli incentivi ai bancari Ecco come Abbate e Mangiaterra spiegano l’attivismo dei funzionari di banca nel rifilare “bidoni” ai clienti: “La radice di tutti i mali è il budget che diventa religione. Che trasforma le banche in boutique dove si offrono prodotti di ogni genere. Dove il direttore che è riuscito a piazzare un determinato numero di mutui ipotecari al cento per cento (anche se sono proibiti dalla legge, basta giocare sulla perizia), a condizioni proibitive per il cliente, viene ripagato con un bel bonus, una Ferrari in comodato d’uso per una settimana. Durante il collocamento in Borsa di un istituto di credito, il responsabile dell’agenzia che riusciva a distribuire il maggior numero di azioni si aggiudicava una BmwZ3”.

Tutta colpa del Nobel? Si scopre che dietro il “boom” dei derivati c’è una teoria premiata addirittura con il Nobel. “Robert C. Merton, professore alla Harbard Business School, ingegnere matematico, aveva trovato una formula magica (continuous time-finance) che rendeva concreto il miraggio di azzerare il rischio negli investimenti. Merton partiva dai calcoli usati per definire la posizione e la velocità di un razzo. Alla stessa stregua, la vita di un titolo poteva essere divisa infinitamente e trasformata in un continuum che sfuggiva alla volatilità dei mercati”.

Rovinato per 120mila lire Tra i casi eclatanti raccontati nel libro, quello di “Virgilio, titolare di un’azienda di stampaggio di materie plastiche”. “Un giorno un funzionario nuovo, probabilmente per dimostrare di essere il primo della classe, mi manda in protesto un assegno da 120mila lire. Quando lo vengo a sapere mi precipito in banca con i contanti in mano. Ormai è così e basta, mi sento rispondere”.

Risultato: oggi l’azienda di Virgilio è ancora aperta. Ma invece di venti operai ne impiega due. Il fatturato è sceso da tre miliarid di lire a 400mila euro. “Oggi lavoro esclusivamente con chi paga per contanti”. 

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