Trappola dei forcaioli: indurre in tentazione per punire chi ci casca

PESSIMISMO L’assunto di partenza è che l’uomo nasce cattivo. Di qui la legge non per perseguire i reati, ma alla fine per causarli

Il delirio giustizialista è arrivato fino alla richiesta della prova ontologica della cattiveria dell’uomo. L’uomo nasce cattivo: è questa la conclusione cui sono giunti alcuni deputati del Pd, dell’Udc e dell’Idv che hanno firmato un disegno di legge non per perseguire un reato ma per indurre in tentazione.
Non più e non soltanto intercettazioni e dichiarazioni di pentiti, ma «agenti provocatori» che tentano le virtù vili inducendo a compiere reati attraverso proposte, complicità, offerte. Non diversamente da come la moglie di Putifarre tentò Giuseppe, ottenendo la imprevista soddisfazione del rifiuto. In realtà non se l’aspettava, e fu delusa. Ma invece Emanuela Baio che ha convinto ventun colleghi, anime belle come Del Vecchio, Garavaglia, Lanutti, Bianchi, Peterlini, Ceccanti, Ichino, Maritati, Adamo, Bassoli, Andria, Armato, Thaler Ausserhofer, sarà certamente soddisfatta se potrà dimostrare che in ognuno di noi c’è un delinquente pronto a frodare lo Stato. Ciò che la polizia giudiziaria fa con spacciatori di droga e trafficanti d’armi, attraverso infiltrati che propongono e compiono reati per incastrare persone sospettabili, potrà essere fatto con chiunque per mettere alla prova la disponibilità e l’inclinazione al crimine.
La tesi è che chiunque può essere corruttibile se non teme di essere smascherato ed è per questo che appare quasi incredibile la notizia che una persona di umili condizioni, una commessa o una cameriera, trovando un portafoglio smarrito con una quantità cospicua di danaro lo restituisca al proprietario o lo consegni alla polizia. Un comportamento eccezionale, normale essendo il contrario. In questa dimensione di assoluta sfiducia verso l’umanità il disegno di legge sembra concepito per dimostrare che l’uomo è cattivo, che basta poco a spingerlo sulla cattiva strada. Ed è per questo che esiste la legge (prima di ogni capzioso disegno), per dissuadere dal reato attraverso la minaccia della punizione. Certo se non ci fossero le multe per l’eccesso di velocità o per il divieto di sosta moltissimi correrebbero più veloci e parcheggerebbero in modo selvaggio. Dunque, l’uomo si trattiene per evitare la pena ma, se è certo di poter agire indisturbato e di non essere punito, il suo comportamento è ben diverso. Una soddisfazione naturale - e un aggettivo sostantivato eloquente a indicarla - è quella dell’impunito.
Dobbiamo dunque concludere che si è buoni soltanto per convenienza, e che se non si teme di correre rischi si è molto più disponibili a non rispettare le regole, a cercare di pagare meno tasse, ad ottenere indebiti vantaggi. E così fan tutti, dunque? Non esiste una predisposizione al bene, un istinto a non infrangere le regole se si è certi di non essere visti? Sappiamo tutti che per molti è così. Ora non potremo neanche fingere: gli agenti segreti sono in agguato. Per smascherarli dovremo fare come gli automobilisti che, per disinteressato amore dei loro simili, criminali come loro, lampeggiano per segnalare la pattuglia appostata dietro la curva.

Tutti delinquenti, tutti complici dunque per soddisfazione di Emanuela Baio, pessimista senza speranza. Il mondo è popolato di ladri e di potenziali ladri. Non c’è scampo. Eppure la religione aveva mostrato maggiore indulgenza quando chiedeva al Padre nostro: «Non ci indurre in tentazione». La Baio non conosce pietà.

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