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La trappola invisibile dell’Amazzonia

Ricordo lo sguardo interrogativo scambiato con mia moglie nel prender posto nel piccolo monomotore che ci doveva portare in volo sulla foresta. Per farci posto, il pilota scostava un voluminoso rotolo di corda e, intuendo il nostro stupore, «Potrebbe servirci per un atterraggio forzato» spiegò, aggiungendo «in quel caso finiremo sul tappeto d’alberi! E per scendere una corda di 50 metri ci sarà appena sufficiente».
Non si trattava della spacconata di un esaltato. In Amazzonia cascano più aerotaxi che in qualsiasi altra parte del mondo; laggiù è il mezzo più comune di trasporto. In tanti imparano a pilotare, ma pochi sanno come far manutenzione. E in molte zone non esistono previsioni meteo e quando il tempo si fa brutto i venti o la visibilità non sono uno scherzo.
La paura del pericolo in Amazzonia si percepisce diversamente da altrove. Conosco quella dell’alta montagna, o delle profondità del mare o del deserto. Sensazioni che prevedi affrontando la natura che senti ostile. In Amazzonia il mondo immobile, serenamente verde, disteso all’infinito, suscita stupore, non paura. Il pericolo non lo senti addosso. Capisco di offrire un paragone assurdo ma vorrei proporre un’analogia con le insidie che ci minacciano nella nostra stanza da bagno, a casa. Nessuno se l’aspetta. Sappiamo invece dalle statistiche che quel luogo che riteniamo tranquillo e sicuro vanta vari primati nella statistica degli incidenti pericolosi. Paragonare l’infinitamente piccolo di una stanza con l’infinitamente grande dell’Amazzonia e dei suoi milioni di chilometri di selva è un paradosso, ma rende l’idea. Sul grande fiume della selva, se si avanza in canoa il viaggio è lento e sereno. Ma d’un tratto l’imbarcazione può rovesciarsi, basta una rapida, un gorgo, un movimento sbagliato. E sei in acque pericolose, le rive lontanissime, ostili fisicamente all’approdo.
Anche procedere a piedi sotto la volta verde non preoccupa se non per la fatica e il calore; ma basta una distrazione e si perde l’orientamento, non riuscendo a vedere il sole nascosto dalla volta vegetale. I casi di smarrimento sono frequenti, in foresta, anche per chi crede di conoscerla. Inoltre poiché non si avanza in territori dove la vita animale è presenza continua e inquietante, ne dimentichi l’insidia. Invece è sempre presente. Ricordo con orrore il momento in cui poggiai la mano su un ramo e lo sentii di colpo guizzare evitando per un pelo d’essere morso. I serpenti sono una presenza continua in Amazzonia anche in zone battute; e ancor più sono pericolosi alcuni insetti, ragni soprattutto.
Quanto agli indios, siamo noi un pericolo per loro più di quanto sia vero il contrario. Ma nelle zone più isolate (certamente lo è l’Amazzonia equadoriana) gruppi tribali poco inclini a fraternizzare per violenze subite possono reagire brutalmente se si ritengono offesi. Un’ipotesi questa molto improbabile.

Più pericoloso imbattersi in chi è fuggito in foresta perché ha conti in sospeso con la giustizia. In quel caso credo d’aver vissuto, anni fa, nella Guayana venezuelana, l’unico vero pericolo dei miei viaggi nell’oceano verde.

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