Filippo Grassia
È di particolare interesse il provvedimento che, in provincia di Cagliari, ha portato alla chiusura di 19 centri trasmissione dati affiliati a Stanley Bet e Paradise Bet. Liter ha avuto inizio con il ricorso al Giudice Civile di due titolari di concessioni sportive di Cagliari per contrastare la concorrenza sleale da parte di alcuni ctd legati a bookmaker stranieri. Per la cronaca i due concessionari, assistiti dallo Studio Del Villano di Bologna in collaborazione con la dott. Chiara Sambaldi di Firenze, hanno intrapreso questo passo solo dopo aver preso atto che lAutorità Penale, chiamata lo scorso mese di maggio a convalidare i sequestri operati dalla polizia su ordine della Procura della Repubblica, aveva ritenuto di disapplicare le norme penali in tema di intermediazione nella raccolta delle scommesse. Di qui il ricorso durgenza ex art. 700 c.p.c al Tribunale Civile di Cagliari il quale, ravvisata la concorrenza sleale dei 19 ctd, ne ha inibito la prosecuzione dellattività nel mese di novembre.
I legali dei ctd hanno immediatamente appellato lordinanza del Giudice Civile, chiedendone senza successo la sospensione provvisoria. Data la delicatezza della materia, i concessionari hanno preferito non dare esecuzione al provvedimento di chiusura in attesa della decisione definitiva del Collegio chiamato a pronunziarsi sullappello. E questo benché ne avessero la facoltà. Il provvedimento finale, arrivato pochi giorni fa, ha rigettato lappello e confermato le argomentazioni del Giudice Civile. Il Collegio, in particolare, ha ravvisato sussistente la fattispecie di concorrenza sleale nella condotta dei ctd e, inoltre, ha ritenuto conforme ai principi del diritto comunitario la disciplina nazionale dei giochi e delle scommesse, soprattutto in ambito civilistico. Al momento sono in corso le operazioni di chiusura dei ctd mentre a marzo prossimo inizierà la causa civile per il risarcimento del danno provocato da anni di concorrenza sleale.
Su questo filone è intervenuto Roberto DAmora, consigliere del Sicon, acronimo che sta per Sindacato italiano concessionari: «Siamo insoddisfatti di come stanno andando le cose nel settore delle scommesse sportive perché la domanda non viene esaudita in modo corretto e legale, ma sincanala nei cosiddetti ctd allitaliana. Cioè al di fuori delle agenzie regolarmente autorizzate con tanto di concessione e di licenza di pubblica sicurezza. Il boom del telematico è legato anche a questo fenomeno. In troppi punti non si vendono solo card, ma si fa intermediazione, si fa sportello. Auspichiamo quindi lintervento dellAams che ponga fine a questa concorrenza sleale, smaccatamente fuorilegge, nei confronti di chi invece è in regola». DAmora aggiunge: «Se cè una domanda sul territorio, bisogna soddisfarla sul territorio con un aumento dei punti fisici. Chiediamo quindi allAams di riordinare il settore con un incremento delle agenzie, ce ne vorrebbero almeno 3mila nei comuni che al momento non sono coperti o lo sono in modo illegale. Quanto al gioco telematico, riteniamo che, per garantire la clientela, il valore delle fidejussioni dovrebbe essere proporzionale al movimento e quindi al rischio. La fidejussione pari a 500 milioni di vecchie lire non è più attuale».
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