Trasporto pubblico in crisi: ecco tutte le cifre del «flop»

Marcello Viaggio

Vero che in campagna elettorale ogni inganno vale, per parafrasare un noto proverbio. Ma sul trasporto pubblico a Roma siamo da parte del Campidoglio al raggiro della credulità popolare, al puro esercizio di illusionismo con le cifre. Prendiamo il numero di passeggeri del mezzo pubblico. Veltroni ha commentato il 13 novembre con toni epici i dati lusinghieri forniti dall’Agenzia di controllo sulla qualità dei servizi locali: dal 1996 al 2004 gli utenti sono aumentati del 19%. Peccato che dal dossier Ecosistema, presentato da Legambiente a Milano una settimana dopo, emerga l’esatto contrario: a Roma città dal 2003 al 2004 il numero di passeggeri del trasporto pubblico è precipitato del 6%. «Il 90 per cento del calo complessivo di passeggeri in Italia riguarda Roma (-6), Firenze (-19) e Torino (-9)», si legge nel dossier. A essere bocciata, insomma, è la politica di mobilità pubblica di queste città, non il bus.
E i dati dell’Agenzia, allora? Mistero. Anche perché a confermare il calo a picco è addirittura la stessa Atac: nel 1996 gli utenti di bus e metro sono stati in media 1.466.586 al giorno, nel 2004 1.110.981. Siamo a -24%. In caduta libera. Ci si muove sempre di più usando la suola delle scarpe. Anche questo lo rivela il presidente dell’Atac, Vento, in un’intervista dello scorso ottobre a una giornalista della Repubblica: dal 1996 al 2004 il numero di romani che si muove a piedi per gli spostamenti è salito ogni giorno da 1.212.238 a 1.579.127. L’Atac soffre di amnesia acuta appena sente nominare Il Giornale, quindi prendiamo per buoni questi dati e aspettiamoci a breve il ritorno del cavallo.
E le paline elettroniche del tram 8, che dovrebbero indicare sul display luminoso i tempi di attesa agli utenti? Secondo le accuse del capogruppo alla Pisana della Lista Storace, Fabio Desideri, lungo il percorso dell’8 sono quasi sempre spente. Facendo rimpiangere le vecchie paline gialle che, almeno, indicavano il percorso. E non basta. «Paline intelligenti?», scrive sul forum dell’Unione Italiana Ciechi Fabrizio Marini, studente universitario non vedente, responsabile trasporti della sezione romana: «Sono andato a Piazza Mastai a verificare una delle paline intelligenti installate per l’8 e, sostanzialmente, la palina non parla neanche a pagarla. Il dispositivo dovrebbe essere utile non solo a noi, ma principalmente a noi. Eppure nessuno ci chiede: “Ragazzi, funziona?” Ce lo vediamo lì spiattellato, con articoli trionfalistici sulla stampa, però poi l’efficacia è tutta da dimostrare». Ma sull’8 l’antologia di disservizi è lunga di anni, non accenna a finire.

E in città, un’indagine del 2003, a firma di Ercole Incalza, consulente del ministero delle Infrastrutture, rivela impietosa: appena il 10 per cento dei bus ha una frequenza fra i 5 e i 10 minuti; 153 linee hanno un intervallo di attesa fra i 10 e i 20 minuti, 58 linee effettuano solo due corse ogni ora. Insomma: «Arrangiatevi!», come ammoniva nel 1959 il titolo di un film di Totò. Ma lui, almeno, faceva ridere.

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