In tre anni di «lavoro» si assenta 409 volte Il giudice gli dà ragione

LivornoUn autista dell'Atl che in tre anni aveva collezionato ben 409 giornate di assenza tra malattie ed infortuni, è stato assolto dal tribunale di Livorno al termine di un processo che lo vedeva imputato di truffa aggravata. Il giudice Beatrice Dani ha assolto Roberto Di Maio, 60 anni, autista tuttora in servizio all'Azienda di Trasporti Livornesi, che aveva collezionato la serie di assenze nel corso di tre anni: 2002, 2003 e 2004. Secondo quanto è emerso nel dibattimento, Roberto Di Maio in quel periodo di tempo ha accusato malesseri e incidenti di tutti i tipi: da un bruscolino in un occhio che lo aveva costretto a casa, all'urto con un'aletta parasole del bus che lo aveva relegato ugualmente a casa. Poi lombalgie susseguenti a bruschi movimenti per sterzare di colpo il bus ed evitare incidenti, o dopo che l'autobus era finito in qualche buca, oppure contusioni dopo dei sinistri nei quali era stato coinvolto il veicolo che guidava. Alla fine così, con i certificati medici presentati da Roberto Di Maio, si sommavano assenze relativamente brevi per varie malattie e, invece, lunghi periodi di convalescenza dopo che l'autista Atl aveva denunciato di essere rimasto vittima di infortuni sul lavoro.
Tutte cose che alla fine provocarono un esposto da parte dell'azienda alla magistratura. La procura svolse delle indagini al termine della quali venne richiesta e accolta dal Gip l'imputazione di Di Maio per truffa. In particolare, si sosteneva nel capo di imputazione che l'autista dell'Atl aveva indotto in errore i medici riferendo loro di sintomatologie «fantasiose e non verificabili».

Nelle udienze sono stati anche ascoltati il consulente dell'accusa, dottor Marcello Ermini, che a proposito delle convalescenze per i vari episodi di infortunio le riteneva tutte chiaramente eccessive, e quello della difesa, dottor Alberto Morelli, che invece le indicava come compatibili con le varie patologie accusate dal Di Maio.
Due giorni fa l'ultima udienza. Dopo essersi ritirata in camera di consiglio il giudice Beatrice Dani ha emesso il suo verdetto: assoluzione perché il fatto non sussiste.

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