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Tre bambini su dieci soffrono di cefalea La cura? Meno tecnologia e più genitori

Stress, tensioni emotive, e una vita piena di mille impegni: non c'è da stupirsi allora se quasi tre bambini su dieci soffrono di mal di testa. È una vera e propria emergenza di cefalee nell’età evolutiva, spiega Davide Moscato, direttore del centro cefalee infantili all’ospedale San Carlo di Nancy, a Roma: un problema dovuto alla latitanza dei genitori super-impegnati, alle troppe attività extra-scolastiche, alla carenza di attività rilassanti e socializzanti. «Una parte di questi bambini - spiega Moscato - continuerà a soffrirne per tutta la vita. È importante iniziare sin da subito a educare i ragazzi a non abusare dei farmaci, che possono essere essi stessi fonte di mal di testa secondari. Con le terapie complementari infatti, come la pet therapy, non arriveremo ad avere un cefalalgico adulto “impasticcato” ».
La pet therapy è una vera e propria terapia che impiega la compagnia degli animali per curare il malessere del bambino: utilizza «animali che sanno stare con i bambini - spiega Moscato - come cani, cavalli, uccellini, capretti. Lo scopo è rassicurare il bambino, e aiutarlo a tirar fuori le sue emozioni, grazie all’empatia con l’animale». Emozioni che, l’esperto, con l’aiuto di uno psicoterapeuta competente, vengono indirizzate anche alla vita di tutti i giorni.
Quali sono i segnali di allarme a cui bisogna stare attenti? Il primo è la familiarità: se uno dei due genitori soffre di mal di testa, il bambino ha una probabilità del 50% di soffrirne a sua volta, percentuale che diventa del 70% se entrambi i genitori sono cefalalgici.
«Inoltre - continua Moscato - altri indizi sono se il bambino soffre di coliche, se parla di notte, se fa la pipì a letto, se vomita in macchina, in treno o in aereo, se ha frequenti dolori addominali». Va comunque sottolineato che non tutti i mal di testa dei bambini vanno trattati: la cura deve essere presa in considerazione solo quando i sintomi del dolore diventano invalidanti. E forse il primo passo per evitare che la situazione diventi preoccupante è non abusare della tecnologia, tornando un po’ a giochi e attività che favoriscono la socializzazione.
«Basterebbero 5 minuti in più di gioco con i propri bambini per farli stare meglio.

Non bisogna certo accusare i genitori - conclude Moscato - ma è questo stile di vita sempre più intenso e faticoso che ci impedisce di parlare con i nostri bambini. Ogni tanto, quindi, fermiamoci e giochiamo un po’ con loro».

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