Detto, fatto. Fabrizio Quattrocchi ha già tre «figli adottivi». Tre bambini dello Zambia sono stati adottati in memoria della guardia del corpo genovese barbaramente uccisa in Irak. La promessa fatta sul Giornale del 4 febbraio scorso da Renzo Di Prima è stata mantenuta in pochi giorni. La risposta alle (brutte) parole sentite in consiglio comunale è arrivata con i fatti. Con fatti concreti che cancellano con un gesto damore la polemica politica costruita per dire «no» a una via da dedicare a Quattrocchi.
Liniziativa era nata quasi come una sfida a quella macchia gettata sulla città di Genova. Ma Renzo Di Prima aveva già tutto in testa. Il progetto, il gruppo missionario a cui rivolgersi, i genitori adottivi cui chiedere limpegno di pagare le spese per il sostentamento e listruzione dei bambini africani. Era praticamente certo che unadozione sarebbe arrivata. Per la «Padas», lassociazione padana di donatori di sangue di cui è presidente, aveva già garantito lui e aspettava solo di formalizzare la cosa con una delibera. Poi però sono arrivate altre adesioni, perché lidea è piaciuta e chi conosce Di Prima personalmente ha deciso di contattarlo per seguire lesempio. «Anche il mio condominio ha adottato un bimbo», annuncia con giusto entusiasmo il promotore delliniziativa. E, anche in questo caso a seguito di una promessa, una terza adozione è stata fatta dalla «Sezione Genova Levante» della Lega Nord.
Un gesto damore trasversale, che ha commosso anche Graziella Quattrocchi, la sorella della guardia del corpo uccisa. «Non potrebbero fare una cosa più bella - aveva confermato non appena ha saputo dellidea -. Mio fratello sarebbe felicissimo di poter aiutare questi bambini». Il nome di Fabrizio è stato associato dai missionari a quello dei bimbi seguiti direttamente nei loro villaggi. E verrà ricordato durante le preghiere dei religiosi e dei laici impegnati in questa attività di servizio nello Zambia. «Credo sia importante anche un altro aspetto - sottolinea Renzo Di Prima -. Quattrocchi è morto portando alto lonore dellItalia in un Paese lontano. Noi, con questa scelta, desideriamo aiutare a casa loro, in una terra lontana, questi bambini».
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