(...) «sottovalutano il contributo delle donne alla politica, che è indice di miopia». Già, aggiunge Daniela Santanchè, portavoce nazionale del movimento, «cè un motivo se in An non ci sono più donne ed è perché è un partito che non ci tiene in alcuna considerazione». Insomma, sostiene il portavoce, «il cuore oltre il cervello di An sta passando a La Destra».
E con Barbara Ciabò lasciano An anche altre venti personalità della politica e della società civile: da Carla Spagnoli - «vogliamo che alle prossime elezioni rivinca il centrodestra con Silvio Berlusconi» - allavvocato Nicolò Bastianini Carneluti a Lucrezia Iannuzzelli passando per i consiglieri comunali di Carate Brianza e lassessore alla Cultura di Parabiago. E, ancora, limprenditricie Diana Trucco e sei consiglieri circoscrizionali di Milano.
Tutti protagonisti di «uno tsunami politico»: quello di chi «con orgoglio rivendica - annota Carla De Albertis - di essere destra di sviluppo». Destra sia chiaro, precisa il portavoce nazionale, «leale e fedele allalleanza con Berlusconi»: «Ribadiamo limpegno per riportarlo a Palazzo Chigi. Siamo alla destra di Berlusconi, crediamo nei valori della destra non più difesi allinterno di An».
E «sostegno» è confermato pure al sindaco Letizia Moratti: «Ma vogliamo anche la stessa legittimità e la stessa dignità degli altri alleati». Come dire: «Pretendiamo lapertura di un tavolo politico». In soldoni rivendicano un assessorato, «vogliamo essere trattati come Lega e Udc, che hanno entrambi un consigliere e un assessore». Il sindaco prima di nominare un assessore di An deve, quindi, «sentire noi» perché «An è passata da sei a cinque consiglieri».
Questione di peso politico che An così valutata: «Ciabò era stata eletta con 940 voti. Il partito ne ha ottenuti 52mila con un totale di sei seggi, ognuno costato 8.689 voti. Coerenza vorrebbe che leletto con i voti del partito lasciasse libero il posto» afferma Massimo Corsaro, coordinatore regionale. Invito alle dimissioni sottoscritto anche da Carlo Fidanza, capogruppo a Palazzo Marino, che sventola le cronache dove Ciabò «si dichiarava entusiasta della politica di Gianfranco Fini», mentre Ignazio La Russa invoca «lespulsione per indegnità morale per chi lascia il partito per opportunismo».
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