Tre idee per salvare lo Stato sociale

E se sospendessimo la lagna sulla crisi e provassimo a pensare in positivo? So che si rischia l’utopia ma io ci provo

E se sospendessimo la lagna sulla crisi e provassimo a pensare in positivo? So che si rischia l’utopia ma io ci provo.

Vedo un popolo ingegnarsi per sugge­rire nuovi tagli, ma perché non provare invece con proposte costruttive? Ve ne accenno tre che meritano giganteschi approfondimenti.
Uno, l’agricoltura. Verranno privatiz­zati da questo governo 338mila ettari di terreni agricoli di proprietà dello Stato; perché non agevolare il formarsi di coo­perative e di paralleli corsi di formazio­ne pratica per giovani a cui affidarli? E
 perché non censire e ridistribuire anche i terreni incolti, abbandonati o confisca­ti? Forse l’agricoltura oggi non può esse­re una fonte di sostentamento ma come prima attività per i giovani o come part ti­me per chi ha attività compatibili, po­trebbe essere il futuro. Due, i badanti. Tante famiglie cercano assistenti per anziani e vanno per parroc­chie, bar, a caso. Perché non istituire un registro dove i ragazzi possono iscriver­si, presentare curricula e referenze, for­mando liste da cui attingere con garan­zie reciproche?

Tre, tema enorme. C’è un motore im­portante dietro lo sviluppo tedesco: si chiama Mitbestimmung, cogestione. Perché non sperimentare in aziende in crisi o volonterose la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle aziende? Sarebbe un impulso formidabi­le alla coesione, all’efficienza,alla corre­sponsabilizzazione.

Tre idee per non smantellare lo Stato sociale, come pensano i draghetti del­l’economia, ma per ridisegnarlo.

E pensare in grande per aiutare dal vi­vo.

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