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Tre legislature e a casa: il Pd vara una regola e si inventa le eccezioni

Gli uomini devono arretrare davanti alle quote rosa. L’ironia di Sposetti: «Andrò a Casablanca a cambiare sesso». Avance a Lerner e Saviano

da Roma

Il problema sta nei numeri. Walter Veltroni lo ha detto chiaro e tondo: nei gruppi parlamentari vuole un turn over del 50 per cento. Il che, per gli attuali deputati e senatori, equivale a una strage.
Il leader del Pd vuole «liste forti», con «nomi giovani e nuovi», e naturalmente tante donne. Dovranno rappresentare almeno un terzo degli eletti, una regola che torna utile per sbarrare la strada a molti uscenti di sesso maschile, e che rassicura invece le deputate di lungo corso: «Per le donne la regola dei tre mandati sarà inevitabilmente più flessibile, ci servono», spiegava ieri dopo il summit dei segretari regionali con Veltroni il pugliese Michele Emiliano. Il che scatena il sarcasmo di molti: «Mi sa che andrò a Casablanca a cambiare sesso, con l’aria che tira», si diverte il tesoriere ds Sposetti. Dunque la deroga dalla regola delle tre legislature salverà lo scranno a molte «big» di lungo corso: da Giovanna Melandri alle dalemiane Turco e Pollastrini, da Rosy Bindi a Anna Finocchiaro (candidata al Senato anche se correrà per la presidenza della Regione Sicilia).
Quanto ai big maschi, si derogherà ovviamente per il presidente del Senato Marini, che sarà capolista a Palazzo Madama in Abruzzo, per Massimo D’Alema (si parla di una sua candidatura come numero due in Puglia per la Camera, per lasciare il primo posto a qualche «volto nuovo»), per Piero Fassino. Per il quale in Piemonte si ventila una candidatura da capolista al Senato, con l’ipotesi che poi possa diventare il capogruppo del Pd a Palazzo Madama. Posto per il quale però si fa anche il nome di Roberta Pinotti, attuale presidente della Commissione Difesa e neoveltroniana, che ha il vantaggio di essere giovane e donna e che sarà capolista in Liguria, una delle regioni dove si punta a far scattare il premio di maggioranza. Sempre in Liguria si ipotizza una candidatura del giornalista tv Gad Lerner: «Nessuno me l’ha chiesto, ma mai dire mai», replica lui.
In Veneto verrà piazzata la cattolica Maria Pia Garavaglia, vice di Veltroni a Roma. Ha rifiutato invece l’imprenditrice Marina Salamon. In Campania si tenta il rinnovamento: De Mita resiste, ma Veltroni corteggia Roberto Saviano, autore di «Gomorra», la leader di Confindustria Cristiana Coppola e la cislina Annamaria Parente. Nel Lazio dovrebbe essere recuperata Olga D’Antona, che se ne era andata dal Pd con Mussi ma vista l’aria che tira è tornata all’ovile e spera che Veltroni le rinnovi il posto. In Sardegna hanno rifiutato Bianca Berlinguer e il jazzista Paolo Fresu.

E la pattuglia prodiana? Il premier, dicono i suoi, si starebbe battendo per riconfermare il fido Sandro Gozi. Assai in bilico invece sarebbe Ricky Levi. Mentre al suo portavoce Silvio Sircana tiene molto lo stesso Veltroni.

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