Tre «partiti» in lotta per il futuro di Malpensa

da Milano

Strane coincidenze: il primo governo Prodi cadde quattro giorni prima dell’inaugurazione di Malpensa, nell’ottobre del 1998. Il secondo governo Prodi è caduto alla vigilia della cessione dell’Alitalia. La confusione politica non giovò allora, nel pieno del braccio di ferro, all’Unione europea, con le compagnie europee concorrenti; e non giova oggi, in vista di una decisione che, qualunque essa sia, sarà sofferta e impopolare.
A sostenere la trattativa con Air France sembrano rimasti soltanto lo stesso Prodi e il suo ministro all’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. A loro si è aggiunto il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi: «Prodi ha detto che andiamo avanti, e io obbedisco». Fermi nel credere che a Parigi stia la scelta migliore ci sono i piloti dell’Anpac e la Uil. Una dichiarazione netta è venuta ieri da Marina Salamon, imprenditrice del Nord Est: «Sono a favore di Air France. Le operazioni industriali si fanno con denaro vero e secondo la competenza vera, non a debito». Il riferimento a Air One è evidente. La crisi di governo avvantaggia Ap Holding (ovvero Air One, ovvero Carlo Toto), più capace dei francesi di muoversi nei corridoi romani. Per lui in passato si sono spesi ambienti della sinistra, oggi gioca in suo favore - volente o nolente - il partito trasversale per Malpensa, coalizzatosi intorno al presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Anche Forza Italia, per bocca del coordinatore Sandro Bondi, chiede a Prodi di rivedere le sue decisioni per far largo a un «progetto italiano». Air One, a differenza di Air France, manterrebbe intatta la base di Alitalia a Malpensa, e questo fa gioco a chi difende l’aeroporto. Ma le posizioni non sono esplicite. Sia Formigoni sia Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo, finanziatore e grande sostenitore di Toto, hanno coinvolto nomi illustri dell’imprenditoria del Nord. Tuttavia, la maggior parte di questi distingue, più o meno velatamente, la partita che sta giocando Air One da quella in corso per Malpensa. Lo stesso presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, anche ieri si è detto a favore di una «moratoria» per l’aeroporto, ma non ha espresso intenzione di voler entrare in una cordata con Toto.
Quest’ultimo, oggi, incontrerà una platea di imprenditori invitati da un suo sponsor, il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli; illustrerà il suo piano e avrà un’occasione concreta per rafforzare le propria posizione. Quello stesso piano per il quale ha fatto ricorso al Tar: sostiene che non gli è stata riservata la giusta attenzione, e chiede di essere riammesso in gara, togliendo l’esclusiva ad Air France. Il tribunale dovrebbe pronunciarsi il 20.
C’è una terza via per Alitalia: il commissariamento. La cassa è allo stremo e la compagnia, come ha ribadito il suo presidente, necessita di liquidità immediata.

La strategia del rinvio, politico o giudiziale, porta solo a questa strada. Chi se ne avvantaggerebbe? Tutti i concorrenti, pronti ad aggredire il mercato di un’Alitalia ancora più indebolita. Prima fra tutti proprio Air One, che potrebbe sfruttare grandi e insperate opportunità di mercato.

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