Lorenzo Amuso
da Londra
Dimenticati per oltre due secoli tra le pagine ingiallite di un diario di viaggio prima di germogliare. Un'interminabile incubazione forzata, cominciata nel 1804, dalla quale sono emerse alcune tra le specie botaniche più rare esistenti in natura. Un evento prodigioso che ha lasciato increduli gli stessi ricercatori responsabili della semina. Contro ogni aspettativa, i botanici del Royal Botanic Gardens hanno visto ripagati i loro sforzi dal germinare di tre inattese piante, «giovani arbusti vigorosi». Nate da semi sopravvissuti - non si sa come - fin dai tempi delle guerre napoleoniche. Germogli di insolita resistenza, rinvenuti solo di recente all'interno di un volume conservato negli archivi nazionali di Kew.
Rocambolesca anche la storia del diario di pelle rossa, posseduto da un mercante olandese, tale Jan Teerlink, che aveva acquistato i semi durante un viaggio a Capo di Buona Speranza nel 1803. Di ritorno in patria, l'anno successivo, a bordo di un vascello prussiano che trasportava anche tè e seta, l'olandese era stato intercettato dalla marina britannica. Oltre al prezioso carico, le autorità gli avevano sequestrato anche tutti i documenti, tra i quali lo stesso diario. Conservato per un anno su una nave della marina militare, il manoscritto in seguito è stato trasferito prima nella Torre di Londra quindi negli archivi nazionali. Qui è avvenuta la sorprendente scoperta. Incaricato di una nuova catalogazione, Roelof van Gelder, ricercatore della Royal Dutch Library, si è accorto che disseminati tra gli avvizziti fogli gialli erano conservati 40 pacchettini contenenti 32 differenti tipi di semenze. Il mercante era evidentemente uno studioso di botanica, perché la maggior parte delle confezioni riportavano precise denominazioni in latino. Altre, probabilmente di semi all'epoca non ancora conosciuti, erano contrassegnate da iscrizioni quali «mimosa sconosciuta», «semi di un albero dagli aculei ricurvi» o ancora «seme di un melone selvaggio mangiato da un selvaggio lungo le rive del fiume Orange».
Per verificarne il possibile germogliare, alcuni semi sono stati quindi consegnati agli esperti della Millennium Seed Bank (a Wakehurst Place, nel West Sussex), alle prese con un ambizioso progetto del valore di oltre 115 milioni di euro, promosso dai Royal Botanic Gardens, per la conservazione del 10% dei germogli di tutte le piante floreali del mondo. Nonostante l'unanimità delle previsioni negative, alcuni semi sono germogliati. «Un fantastico risultato»: dopo qualche settimana sono spuntate tre pianticelle, una di acacia, una di protea, una di Liparia villosa. Non credevo che esistesse una sola possibilità di successo - ha ammesso Matthew Daws, uno dei botanici coinvolti -. Duecento anni è un periodo lunghissimo per i semi, a maggior ragione in questo caso perché le condizioni di conservazione sono state tutt'altro che ideali. Ma si trattava di un'occasione troppo allettante per lasciarsela scappare».
I ricercatori non hanno adottato misure particolari per favorire la crescita delle piante. Daws ha spiegato di essersi limitato ad esporre i germogli al fumo, nel tentativo di ricreare le condizioni climatiche delle regioni sudafricane dove i semi sono costretti a germogliare spesso in presenza di incendi. Una volta piantati, non è rimasto che aspettare. E sperare. Un'attesa premiata da due arbusti, oggi alti circa 10 centimetri, e da una robusta acacia, che ha abbondantemente superato il metro d'altezza. Per gli scienziati di Kew si tratta di un risultato di importanza storica. «Erano vecchissimi e sono stati conservati in condizioni non ottimali, a bordo di una nave e nella Torre di Londra. Anche i cereali più resistenti sarebbero morti dopo così tanto tempo - ha aggiunto Daws -.
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