Narra la leggenda che la forza di Rosario Trefiletti, la virulenza con cui difende i consumatori dall’iniquità dei governi, affondi le sue radici all’ufficio anagrafe. Pare che in realtà il presidente di Federconsumatori fosse registrato come Seifiletti, ma che un infame emendamento in una Finanziaria (ovviamente di centrodestra) gli abbia dimezzato il potere d’acquisto del cognome, dando il via alla sua ira funesta.
Non si spiegano altrimenti la ferocia e la costanza da asceta con cui si presenta in ogni trasmissione per lanciare strali e maledizioni contro ministri, istituzioni e compagnia legiferante. Eloquio lucido e sferzante, allergia alla cravatta, accento lombardo e gestualità da karateka pronto a spezzare mattoni e reni ai potenti: Trefiletti è quel signore che fa capolino dal vostro televisore snocciolando numeri e anatemi ogni volta che l’Istat fa una rilevazione. Lo fa a Cominciamo bene prima che Frizzi annunci una canzone di Shel Shapiro, lo fa mentre voi bevete il caffelatte mattutino sbirciando una puntata di Omnibus sugli eccessi del calciomercato, lo fa pure dopo che Sveva Sagramola ha lanciato un servizio sui leoni marini a Geo&Geo. È più presente lui in tv che le merendine del Mulino Bianco a scuola. E, d’accordo che la visibilità fa parte del ruolo di paladino del popolo acquirente, ma quello della sua immagine è ormai l’unico consumo in costante crescita.
Trefiletti, nomen omen, ha un proprio peculiare rosario televisivo, che sgrana soprattutto durante il Tg3 Linea notte condotto da Maurizio Mannoni. Lì, complice l’antiberlusconismo latente, si lascia andare e viene definito «L’Implacabile», come Schwarzenegger: «Ci indignano le forze politiche troppo impegnate a cercare soluzioni per l’immunità». Lì, Trefiletti si esalta e ogni sera abbatte un totem nuovo, senza peritarsi di ricordare se in passato aveva sostenuto qualcosa di opposto. L’aumento dei limiti di velocità in autostrada? «Nettamente contrari, perché aumenta i consumi, aumenta l’effetto serra ed è pericoloso». Peccato che proprio lui avesse chiesto di «eliminare l’obbligo di accendere i fari di giorno». Il pericolo, in quel caso, non era il suo mestiere.
La questione è che ogni tribuno deve saper alzare la voce quando serve. E a Trefiletti riesce bene, quasi sempre senza perdere la sobrietà e il sorriso. C’è il numero uno di Mediolanum Ennio Doris in collegamento? E lui lo incalza tonitruante sui rimborsi, sempre insufficienti. Propongono di armare i vigili di Roma? E lui sbotta: «Aberrante. Mi meraviglio non ci sia stata un’opposizione più forte». Forse i consumatori rapinati li difenderà lui, a colpi di karate e cifre sulla stagflazione. Insomma, ne ha una per tutti. O meglio, per tutti quanti stanno al governo. Loro nel mirino ci finiscono anche per vicende che con Federconsumatori c’entrano poco. «In Italia c’è una regressione della cultura, i tagli al Fus sono abominevoli, non si può ridurre tutto a economicismo», spiega appena dopo aver finito di citare una decina di percentuali catastrofiche e subito prima di sostenere «il diritto all’accoglienza».
Già, perché a lui non basta il compitino di segnalare gli aumenti di benzina, pane, latte, pasta ed elettricità. No, Trefiletti ha una verità per ogni argomento, di norma annunciata da un «lo chiediamo da anni», «ce ne eravamo accorti da parecchio». Critica il nucleare «furbata incredibile», propone di coniare il reato di clandestinità finanziaria per chi usa lo scudo fiscale, critica perché nessuno ha commissariato i Comuni del Messinese teatro della frana, critica perché i palinsesti Rai mancano «di informazione plurale», critica per le scelte «sgangherate» sui prefetti messi a vigilare le banche, fa ricorso contro la Caf, chiede «una moralità nuova». Fatto del giorno, Raidue; Domenica In...sieme, Raiuno. «Indignatissimo», «indecente», «inaccettabile». Mattina in famiglia, Raidue; Italia allo specchio, Raidue; Radio Anch’io, Radiouno. Un fiume in piena.
Intendiamoci, parte dei suoi interventi e delle sue battaglie è fondata. L’idea di «non assegnare il Nobel per l’economia per tre anni» dopo la crisi, è pure sagace. I consigli sulle vacanze, sui risparmi energetici e sui ricorsi, sono utili. Poi, però, a forza di sentirlo, per inerzia o per osmosi, ti accorgi che qualcosa non torna. Il decreto Ronchi sulla liberalizzazione dei servizi come acqua e rifiuti dovrebbe portare alla concorrenza e quindi al calo dei costi. No, per Trefiletti è «improponibile». Detassare gli straordinari? «Una sciocchezza». La Social Card per i consumi dei nuclei familiari disagiati, però, è un segno concreto. No, per Trefiletti «è inadeguata e incide sulla dignità delle persone: non è nulla e comunque quei soldi sono stati ripagati dai consumatori con gli aumenti sui carburanti Eni». Bah. Sorge il dubbio: o è masochista, o il paladino di chi fa la spesa si sta preparando un futuro politico nel Partito Preso.
Indizio numero uno: dopo il caos rifiuti in Campania, con i napoletani esasperati, la sua firma si trova accanto a quella di Dario Fo e Asor Rosa in un manifesto di solidarietà al ministro Pecoraro Scanio. Indizio numero due: sulle intercettazioni, illo tempore dichiarava: «Meglio un mascalzone libero piuttosto che un danno a un cittadino incolpevole, vanno distrutte le registrazioni illegali»; oggi, invece, bolla il ddl che le regolamenta come «inaccettabile, un regalo ai truffatori». Indizio numero tre: spigolando tra le pieghe dei suoi peana televisivi, si trova la seguente dichiarazione: «In Italia bisogna essere sempre forcaioli perché si vuole giustamente che sia fatta giustizia e qualche manetta in più non guasterebbe». Puro dipietrese.
Tre indizi, una prova. Per cui si trova pure riscontro investigativo. Basta dare un occhio alla conferenza di presentazione di Franco Leone, presidente regionale abruzzese di Federconsumatori, candidato nel 2008 per l’Idv. Ovviamente presente Trefiletti, che - forse sperando di seguire le orme del fondatore di Adusbef Elio Lannutti (ora senatore Idv) - ringrazia i dipietristi «per l’opportunità» e nega di voler creare un partito proprio: l’Idc, Italia dei Consumatori, per adesso è rinviata.
Che Trefiletti sia palesemente schierato, lo si evince anche dalla lunga carriera nelle file della Cgil (responsabile quadri e poi segretario generale dei postelegrafonici) e dal fatto che la sua associazione ha annunciato azioni legali a supporto de L’Unità e La Repubblica nella causa per diffamazione intentata da Berlusconi. Nonché dalla nota contro Mara Venier che nel 2005 lodò la «generosità» del premier in diretta. Per tacere del tono diverso di cui faceva sfoggio nelle dichiarazioni durante il governo Prodi, da cui fu nominato delegato agroalimentare presso la presidenza del Consiglio. Allora, Trefiletti si esprimeva tra un «siamo soddisfatti» e un «non capiamo l’opposizione», senza dimenticare i ripetuti «bene Bersani». D’altronde è facile: le cifre del consumo sono così tante e così eterogenee che possono servire a sostenere ogni tesi.
È il dramma del cane da guardia che abbaia al lupo solo quando il predatore in agguato ha il pelo di un certo colore. Mentre quando ha tonalità più gradevoli, lo scambia per un cerbiatto.
A meno che Trefiletti non voglia convincere i consumatori che i morsi dei lupi di centrosinistra sono più gradevoli dei morsi di centrodestra. Potrebbe cercare di parlarne la prossima volta che sarà invitato a Geo&Geo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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