Politica

Tremonti apre ai compratori: «Portate tecnologia, non debiti»

L’ex ministro boccia il governo E Tabacci: «Sull’azienda telefonica lacrime di coccodrillo del premier»

nostro inviato a Parma

«Il governo si dice preoccupato per le offerte straniere su Telecom? Per quanto mi riguarda io sono preoccupato tutte le volte che questo governo si preoccupa. Mi dicono inoltre che secondo loro sarebbe competenza del governo anche la questione di indirizzo in materia. Be’, anch’io suggerisco un’indicazione sull’indirizzo del governo: a casa!» È il solito caustico Giulio Tremonti a portare la voce dell’opposizione al convegno sullo «Stato proprietario» organizzato ieri a Parma dall’associazione dei cosiddetti Volenterosi. Ovvero «un gruppo di persone con storie diverse», spiega uno dei trasversali promotori, il radicale Daniele Capezzone, che intendono sopperire «alle inadeguatezze liberali dei due schieramenti».
Era quindi inevitabile che la notizia del giorno, ovvero la duplice offerta straniera per la maggiore società italiana di telefonia, finisse con il monopolizzare la giornata parmigiana. «Questa è una materia sulla quale la politica non può e non deve né dire né fare niente», insiste Tremonti. Spiegando anche il perché. «Le privatizzazioni italiane sono state fatte in gran parte male e ora se ne vedono i risultati. Ma se sono state fatte male quando sono state fatte, adesso non si può aggiungere altro male. La politica su queste cose deve tacere - taglia corto l’ex super ministro dell’Economia del governo Berlusconi -. Doveva piuttosto fare bene quando ha fatto le privatizzazioni. Prima c’è stato Ciampi con il “nocciolino”, poi sono venuti quelli con i debiti. Speriamo che adesso arrivi gente che non porta debiti, ma tecnologia».
Concetti analoghi li esprime Bruno Tabacci, secondo il quale «questa posizione del governo è da lacrime di coccodrillo. Il modo in cui sono state impostate le privatizzazioni in questi anni - ribadisce infatti il parlamentare dell’Udc - non poteva che portare a questo risultato. Dal 1996 in poi, e Prodi ne sa qualcosa, le privatizzazioni sono state fatte affidando società dello Stato a privati che non hanno messo una sola lira di rischio. Con il risultato che a pagare il conto finale sono stati i cittadini. Per Telecom, poi, è accaduto ben tre volte, nel ’96, nel ’99 e nel 2001. Per cui gridare adesso “Non passi lo straniero” è veramente cosa priva di senso», ribadisce il parlamentare. Che dice di temere un ulteriore pericolo e cioè «che ora subentrino le banche per fare magari la solita operazione di potere al loro interno». Quindi, aggiunge, «se ci sono a livello internazionale gruppi in grado di fare la loro parte, la facciano. D’altro canto in Italia c’è un solo gruppo che la può fare, quella parte, ed è la Mediaset di Berlusconi. Se chiarisce i suoi rapporti a livello istituzionale, non c’è dubbio che potrebbe farlo».
E anche da un componente della stessa maggioranza - peraltro notoriamente «cane sciolto» - ovvero il radicale Daniele Capezzone, presidente della commissione Attività produttive della Camera, piovono durissime critiche al governo per la posizione presa sulle offerte straniere per Telecom. L’esponente della Rosa nel pugno si dice «esterrefatto» per quelle che definisce le «gravissime reazioni del governo e della politica. Io dico loro, “Giù le mani dal mercato”. C’è qualcosa di kafkiano in tutto questo: ci lamentiamo di non attirare investimenti esteri, ma poi quando arriva l’At&t con 4,5 miliardi ecco un ministro, Di Pietro, invocare interventi protettivi». Capezzone ne ha anche per il viceministro Visco «che vuole fare il giocatore, l’arbitro e il guardalinee» per di più proprio quando «le borse stavano accogliendo bene l’operazione». Quanto a Fassino, che in merito alla vicenda aveva subito messo le mani avanti obiettando che in tutti i Paesi la rete telefonica è pubblica, Capezzone gli concede un’attenuante.

«Forse - ironizza - era troppo impegnato a trattare con qualche leader talebano».

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