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Tremonti: «Le banche non possono comandare su governi e politica»

PARADISI FISCALI Entro marzo 2010 saranno decise sanzioni per i Paesi non in regola

Tremonti: «Le banche non possono comandare su governi e politica»

nostro inviato a Londra

«Il dibattito sui bonus serve a dare un messaggio più generale: non è possibile che le banche comandino sui governi e sulla politica. Le banche devono essere al servizio della gente e dell’economia». La riunione di ministri finanziari del G20 è appena terminata, e Giulio Tremonti si ferma per qualche minuto sulla scalinata che dal Tesoro di Sua Maestà porta alla Horse Guard road. Ai giornalisti spiega che le banche, soprattutto all’estero, hanno raccolto molti soldi pubblici «ma non danno sufficiente liquidità alle imprese. Hanno in mente i loro bilanci, non il bilancio d’insieme. Questo - rimarca il ministro dell'Economia - è un problema anche italiano. Abbiamo un’economia fatta di piccole e medie imprese, e un eccesso di concentrazione di banche che hanno una dimensione industriale, e vedono troppo poco il territorio, le famiglie, gli imprenditori e le persone. Questo è un punto che va risolto: la dimensione delle banche non si adatta alla dimensione della nostra economia e delle nostre piccole e medie imprese».
La riunione londinese dei ministri finanziari del G20 è servita per preparare il prossimo summit di Pittsburgh, dove la situazione dell’economia e della finanza sarà all’attenzione dei capi di Stato e di governo. Il messaggio che i ministri consegnano ai leader è, in sostanza, questo: i mercati si stanno stabilizzando, e l’economia migliora, ma bisogna essere cauti sulle prospettive di crescita e di occupazione. Quindi gli interventi pubblici di sostegno non vanno interrotti almeno fino a quando la ripresa non sarà assicurata. «La crisi - osserva Tremonti - è incominciata in America, e dall’America ci hanno portato qui notizie abbastanza buone. Quindi vale la pena di tener duro. Per evitare conseguenze sull’occupazione devono agire due soggetti: il governo, che ha immesso una quantità enorme di fondi negli ammortizzatori sociali, e che continuerà a farlo. E le banche, che hanno preso tanti soldi e ne vogliono dare pochi: questo non va bene». Il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner conferma che la crescita è partita e ci sono segnali di stabilizzazione del sistema finanziario, ma aggiunge che la disoccupazione ha raggiunto negli Stati Uniti un «livello inaccettabile», e per il futuro bisogna pensare a un nuovo modello di crescita, più bilanciata.
Tremonti osserva che le banche esercitano una funzione pubblica, non sono industrie di scarpe o vasche da bagno al servizio esclusivo dei loro azionisti. E a chi gli ricorda che molti istituti di credito considerano troppo onerosi gli interessi sui bond governativi, replica: «I bond non sono stati imposti dal governo, li hanno chiesti le banche. Non sono strumenti di debito, ma di patrimonio, e non devono servire alle banche ma alle imprese». E conclude: «Per evitare che simili crisi si ripetano bisogna cambiare le regole. E siamo stati noi a porre questo tema in agenda». La questione delle regole, comprese le nuove linee guida sui compensi dei banchieri, sarà cruciale per il summit di Pittsburgh. I ministri del G20 non hanno raggiunto un accordo dettagliato su questo tema molto delicato, che si intreccia con il futuro delle due principali piazze finanziarie mondiali, Londra e New York. Sarà il Financial Stability Board, presieduto dal governatore di Bankitalia Mario Draghi, a predisporre per il vertice del 24 settembre le linee-guida per le retribuzioni dei banchieri.
L’obiettivo del Fsb, spiega Draghi, è di predisporre dei principi globali per limitare i bonus dei banchieri, non con tetti rigidi - su cui il G20 non ha trovato l'accordo - ma nell’ambito di un intervento più complessivo su governance e trasparenza bancaria. L’idea è quella di legare i compensi ai risultati di medio periodo delle aziende bancarie, con la possibilità di recuperare parte dei bonus in caso di cattivo andamento. Alle banche Draghi suggerisce di concentrare gli sforzi, in questo momento, per ricostituire e rafforzare il capitale, prima di decidere la distribuzione dei dividendi, i buy back (il riacquisto di azioni proprie) o le retribuzioni dei manager. In ogni caso le politiche di retribuzione dovranno «essere rese pubbliche» e nei casi di banche aiutate dai governi i bonus dovranno essere ridotti.

Il comunicato finale del vertice contiene, infine, un avvertimento ai residui «paradisi fiscali»: entro il marzo 2010 saranno decise sanzioni per quei Paesi che non si adegueranno alle norme internazionali.

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