Tremonti conferma: «No a nuove tasse»

Roma. «La paura di un crollo delle Borse e della finanza mondiale mi sembra finita e la gente ha tirato un sospiro di sollievo perché è caduto l’incubo degli incubi». Il ministro dell’economia Giulio Tremonti, ieri ospite di «In mezz’ora» su Raitre, si è mostrato cautamente ottimista sullo sviluppo della congiuntura globale. «L’apocalisse non c’è stata», ha aggiunto precisando che «siamo ancora in una situazione incognita ma è rallentata la caduta del traffico e del commercio mondiale».
Anche se non è ragionevole accennare alla ripresa, perché «fondamentalmente siamo in una situazione di incognita», si può guardare al futuro «con qualche prospettiva che sostituisce, come dice Obama, la speranza alla paura». Insomma, il diluvio universale sembra terminato ma è presto per uscire dall’arca.
In ogni caso Tremonti ha difeso le politiche adottate dal governo Berlusconi respingendo le critiche su un presunto aumento dell’evasione fiscale. «C’è sempre stata ma non è aumentata adesso», ha replicato ricordando che «c’è un’oggettiva caduta delle entrate ma è molto minore in Italia rispetto ad altri Paesi europei», soprattutto per quanto riguarda l’Iva. Il titolare del Tesoro ha inoltre citato le dichiarazioni 2007 diffuse pochi giorni fa. «C’era il centrosinistra e quelle dichiarazioni sono oggettivamente scandalose. L’unico modo per combattere l’evasione è il federalismo fiscale», ha concluso.
Su un punto Tremonti è stato chiaro: non ci saranno nuove tasse per sostenere la ricostruzione dell’Abruzzo. «Non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini, non ce n’è bisogno», ha specificato. Gli aiuti ai terremotati saranno finanziati con rimodulazioni della spesa pubblica. «Molte voci di spesa possono essere spostate da altre causali», ha aggiunto sottolineando che le risorse pubbliche «bastano e avanzano per ricostruire nei prossimi anni». Nel bilancio statale, infatti, «ci sono i mezzi per finanziare la ricostruzione privata e pubblica» perché «la Cassa depositi e prestiti e i fondi europei consentono di gestire la priorità delle priorità, che sono famiglie e imprese». Altre risorse possono essere attinte dai fondi Anas, dagli stanziamenti di Palazzo Chigi e dagli enti previdenziali. Tremonti non ha precisato se i 12 miliardi adombrati dal ministro Maroni corrispondano al costo effettivo della ricostruzione e ha rinviato al prossimo provvedimento del Consiglio dei ministri. L’una tantum sui redditi alti, quindi, è solo «una storia» (come l’intervento sulle accise), ha tagliato corto. Si studieranno invece deduzioni più ampie per i donatori.
Il ministro, infine, ha espresso il proprio punto di vista sul referendum: «Era meglio non farlo». Accorparne lo svolgimento con le elezioni europee sarebbe stato «contro lo spirito e la logica della Costituzione».

La «via giusta» per risparmiare non è violare la legge, ma «spostarne la data al ballottaggio delle amministrative». I costi, però, andrebbero messi a carico dei promotori, «una setta che fa cose che agli italiani interessano sempre meno». Frizioni con la Lega? «Non c’è stato questo livello di tensione», ha sdrammatizzato Tremonti.

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