Anche se l’Ecofin dice no alla proposta avanzata da Giulio Tremonti assieme al capo dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, per l’adozione degli eurobond, il nostro ministro dell’Economia si dice convinto che si tratta «di un’idea che viene da lontano e che andrà molto lontano». Con la proposta «abbiamo voluto lanciare un messaggio politico: se la crisi è globale può avere solo una soluzione globale, si può superare solo con una proposta europea comune. Procedere caso per caso, Paese per Paese, forse non è così efficace». Dello stesso avviso è anche il Fondo monetario internazionale, per bocca del suo direttore Dominique Strauss-Khan. «Speriamo- ha aggiunto il ministro che si arrivi a soluzioni che siano più generali possibile. Questa è la giusta direzione». Ieri da Bruxelles, dove si è concluso l’Ecofin, Tremonti ha replicato alle critiche venute dalla Germania, che ha motivato il suo «no» all’emissione di eurobond attraverso un’Agenzia europea del debito col fatto che ciò comporterebbe una complessa revisione del Trattato Ue: «La proposta per come è stata avanzata non comporta alcuna modifica del Trattato. Questo - ha sottolineato il ministro - mi sembra un argomento superabile ». A proposito dell’altra ipotesi sul tavolo dei ministri finanziari della zona euro l’aumento delle risorse del Fondo salva-Stati - Tremonti ha spiegato che se ne discuterà al prossimo consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, «il foro più adeguato». Da notare che a sostegno della proposta di Tremonti e Juncker si è schierato anche lo storico presidente della Commissione europea, il francese Jacques Delors, uno dei padri dell’euro, secondo il quale, tuttavia, l’«anello mancante» della zona euro è il coordinamento delle politiche economiche. Importante l’intesa raggiunta ieri dall’Ecofin per rafforzare l’assistenza reciproca tra gli Stati e lo scambio di informazioni sulla tassazione diretta allo scopo di contrastare l’evasione e le frodi fiscali e l’aggiramento della direttiva europea e facilitare una migliore valutazione delle imposte dovute. Con tale accordo «pensiamo- ha detto Tremonti - che i tentativi di fare trattati bilaterali (con Paesi non Ue, ndr ) siano fermati». Tremonti ha osservato che il criterio del debito pubblico «è fattore fondamentale ma non l’unico per valutare i rischi sistemici di un Paese». «La nostra posizione- ha affermato- è quella della Commissione europea. Non c’è un benchmark numerico specifico per la riduzione del debito pubblico e si estende la valutazione a tutti gli altri fattori rilevanti. E gli effetti di questa riforma - ha aggiunto il ministro - si vedranno tra cinque anni. Nel 2014, infatti, l’analisi dovrà essere estesa a tutti questi altri fattori». Venerdì Tremonti, insieme al commissario agli Affari economici e monetari Ue, Olli Rehn, sarà in audizione alla commissione bilancio del Parlamento italiano per dare «le più ampie risposte » dopo che Bruxelles ha stimato per il 2012 un rapporto deficit/Pil pari al 3,5%, superiore al 2,7% previsto dal governo italiano. Lo stesso Rehn, ieri, ha annunciato che in febbraio saranno svolti altri stress test sulle banche europee, questa volta valutando anche la liquidità degli istituti. Dalla Grecia, Strauss-Khan (Fmi) ha ribadito che la crisi europea è grave, che non va affrontata frammentariamente ma con misure globali e ha dichiarato che difficilmente Atene sarà in grado di centrare gli obiettivi di finanza pubblica nel 2011, in attesa di una ripresa che arriverà non prima del 2012.
Ieri l’Ecofin - in una giornata che ha registrato, non senza preoccupazione, nuovi record del petrolio (90 dollari al barile) e dell’oro (1428,15 l’oncia) - ha formalizzato il programma da 85 miliardi di euro di aiuti per l’Irlanda. L’intesa prevede che Dublino riduca il deficit sul Pil sotto il 3% entro il 2015, avendo ottenuto una proroga rispetto alla precedente scadenza del 2014.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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