Tremonti fa l’anti fisco: «Meno ganasce, più vicini ai cittadini»

RomaUna citazione di Karl Marx e un riconoscimento di cortesia a Vincenzo Visco. Per il resto, il ministro indicato come possibile interlocutore delle opposizioni ringalluzzite dal risultato elettorale, non ha concesso nulla. Al contrario, Giulio Tremonti, al convegno per i dieci anni delle agenzie fiscali, ha rilanciato con forza la riforma che comporterà tempi non brevi e ha fermato un principio pidiellino doc, per il quale, invece, si può fare qualcosa da subito: «Meno ganasce fiscali e meno interessi passivi addebitati».
Lo spunto è il paradosso caro al primo Marx, quello della legge sul furto di legname, talmente vessatoria che fece perdere ai contemporanei del filosofo comunista il senso di cosa fosse un delitto e cosa no. L’applicazione delle ganasce fiscali (i provvedimenti di fermo amministrativo delle automobili che scatta quando non vengono pagati debiti nei confronti dell’amministrazione pubblica) corre lo stesso rischio di quella legge. «Sulle ganasce va messo un po’ un limite di applicazione, c’è un eccesso». Allo stesso modo il calcolo degli interessi e delle sanzioni è troppo sfavorevole. Deve cambiare perché «ricorda molto da vicino un anatocismo».
Tremonti ha spiegato che «il Parlamento in questi giorni ha l’opportunità di modificare alcuni elementi». E cosa intendesse lo ha spiegato poco dopo il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, a margine del convegno con i colleghi Gabriella Alemanno (Agenzia del Territorio), Giuseppe Peleggi (Agenzia delle Dogane) e Maurizio Prato (Agenzia del Demanio). In un emendamento al decreto sviluppo saranno inserite correzioni sul fermo amministrativo e sugli interessi.
Il ministro dell’Economia, di fatto, ha descritto un programma di metà legislatura per il fisco. C’è bisogno di un sistema «più vicino ai cittadini». E la riforma serve a questo. «La struttura amministrativa è pronta, ora va fatta la riforma della struttura sostanziale del sistema fiscale, perché il sistema economico è radicalmente cambiato». Si sono diffuse le partite Iva, «è cambiata la struttura sociale del paese» ed è cambiato il rapporto tra assistenza e fisco. Non è più lo stesso nemmeno il territorio: «Prima si poteva consumare ora si deve conservare». Poi c’è il federalismo: «la struttura politica è cambiata e il potere fiscale non è più concentrato». Di fronte a tutto questo il fisco si è complicato, ma non è mutato.
Poco prima anche Visco aveva accennato ai cambiamenti che sarebbero necessari: riequilibrare un fisco troppo sfavorevole ai redditi da lavoro dipendente rispetto ad «altri redditi», recuperare l’evasione con la tecnologia puntando sulla capacità di controllo delle attività economiche. Per farlo «serve il consenso». Quindi l’ex esponente Pd ha teso la mano all’eterno rivale auspicando il «superamento delle divisioni ideologiche sulla tassazione».
Il ministro ha «dato atto» a Visco che sulla creazione delle agenzie fiscali, aveva ragione lui. Dieci anni fa Tremonti la bocciò, ma adesso può dire che «è stata una buona riforma». Tanto che ora è in arrivo una nuova agenzia, quella sui monopoli.

Per il resto le distanze tra i due restano intatte. Perché quelli che a giudizio di Visco sono strumenti da valorizzare ed estendere, a Tremonti sembrano armi che sono state utilizzate eccessivamente e che devono adeguarsi ai tempi.

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