Fabrizio De Feo
nostro inviato a Montecatini
Marcello DellUtri apre il convegno di Montecatini con una rivelazione, una notizia che detta il tono di un convegno inevitabilmente impregnato di politica. «I circoli della libertà», la nuova missione che il senatore si è intestato su mandato di Silvio Berlusconi, hanno già raggiunto quota 1500. Il progetto della costruzione del partito unitario «dal basso», insomma, procede a ritmo crescente, con i circoli che acquistano peso e il ruolo politico del senatore che, volente o nolente, sale di tono. Ma DellUtri ci tiene a non alimentare troppo la «competizione interna» quanto piuttosto a concedere ai circoli una funzione di stimolo per le forze politiche del centrodestra. «La logica che ha animato i circoli è diversa da quella che ha portato la nascita di Forza Italia: vogliamo essere uno stimolo affinché i partiti della coalizione corrano più veloci aiutando nuove forme di partecipazione» chiarisce il senatore. «Noi oggi intendiamo ripartire dai movimenti, dai giovani, dal mondo del lavoro. Si può definire un perfezionamento di quanto accadde nel 94 con Forza Italia. Per questo i circoli giovani aderiranno ai circoli della libertà, perché è da queste realtà giovanili e imprenditoriali che si può ripartire con una identità comune». La sintesi del percorso possibile è efficace: «Vogliamo essere un partito pronto per luso». Il senatore azzurro, luomo che per anni, prima in Publitalia poi dentro Forza Italia ha indossato le vesti del grande organizzatore, si concede anche una digressione al vetriolo sullattualità della politica. «Non capisco laffermazione di Casini: è lui lunico a fare lopposizione alla Cdl, non allUnione». LUdc replica con Volontè che definendo «irrispettose» le frasi di DellUtri.
Infine una rivelazione su un «assente illustre» del convegno: Marcello Lippi. Lallenatore campione del mondo avrebbe dovuto essere lospite donore non politico della kermesse. Ma improvviso e inaspettato è arrivato il «gran rifiuto». «Lippi doveva venire» si sfoga il senatore. «Ma un giornalista del Corriere lo ha chiamato e gli ha detto: Ma lei va da DellUtri? Lo sa quanti procedimenti giudiziari ci sono contro di lui? Lo sa che è amico di Berlusconi?. Alla fine Lippi non se lè sentita. Qualcuno mi ha detto: poteva avere più coraggio? No, io lo capisco. La verità è che se uno non è di sinistra in questo Paese non può fare niente, niente». Il tono è accorato, vibrante e il Palamadigan viene giù, con un applauso quasi rabbioso. Il tempo di un abbraccio con la sua gente e sul palco sale Giulio Tremonti che, per un giorno, torna a vestire soprattutto labito professorale. Ma qualche stoccata al governo Prodi arriva eccome. «Parliamoci chiaro: la sinistra come cultura e mentalità è indietro di dieci anni. Qualcuno ci dice: ma non state facendo niente. Bene, non stiamo facendo niente e siamo al 57%. Un altro po che non facciamo niente e arriviamo al 70%. Il problema è che fanno tutto loro. Non so quanto durerà questo governo. Non lo so, è così debole che non ha neanche la forza di cadere. Ma la verità è che il governo Prodi ha già perso. Cè paura del futuro, non è un caso che il crollo nei sondaggi sia avvenuto sullindulto, un evento che mette in discussione la sicurezza della vita dei cittadini.
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