Il pressing del Cavaliere sul fronte fiscale è noto, come è nota la ritrosia di Tremonti a mettere mano alla sua linea del rigore in un momento in cui la crisi economica non è ancora passata. Così, è alla convention «Generazione Pdl» di Arezzo - organizzata da La Russa e Gasparri - che va in scena il solito copione. Con il Popolo della libertà che in qualche modo inizia a farsi davvero partito, tanto da riunire le proprie correnti come ai bei tempi andati della Dc. E con buona parte dei presenti a dissentire - più o meno discretamente - con il ministro dellEconomia. Non solo loro, visto che anche il segretario del Pd Bersani coglie la palla al balzo e affonda qualche colpo.
Il punto vero di frizione, però, è la diminuzione della pressione fiscale sui cui molto ha insistito nelle ultime settimane anche Berlusconi. Daltra parte, spiega Tremonti, «se io ho qualche idea sulleconomia, il premier ha unenorme forza politica che gli consente di avere qualche idea sulleconomia». Nessun problema, però, con il Cavaliere. Perché «conosco Silvio dall82 e la discussione è stata sempre franca e leale e basata sul principio dellidentità». Tradotto: «Lui la pensa come la pensa, io la penso come la penso». Di riduzione delle tasse, insomma, almeno per ora non se ne parla. Perché «vogliamo evitare a questo Paese la macelleria sociale e non cè riduzione fiscale che valga quanto conservare la sanità, le pensioni e la sicurezza». «Girano dei dottor Stranamore che dicono Tagliamo di 30 miliardi la sanità per tagliare le tasse. Quando ci sarà la ripresa e ci sarà di più sarà per la riduzione delle tasse». Bisogna attendere, dunque. «Si vota nel 2013, ma nessuno al mondo - conclude il titolare dellEconomia - sa come andrà leconomia a quella data».
Una posizione che non convince del tutto Scajola. Il ministro per lo Sviluppo economico, infatti, parla di un possibile percorso già a fine anno. «Se la crescita diventerà più alta di un punto - spiega - permetterà al ministro dellEconomia di proporre che già a fine anno si possa individuare un percorso per i tagli». Decisamente più duro, invece, il presidente della commissione Finanze del Senato Baldassarri: «Se è in buona fede, è persona non informata sui fatti, se in mala fede è alleata con tante congreghe, corporazioni, mafie e mafiette che portano a casa ogni anno 70-80 miliardi di euro. Al Senato abbiamo indicato con precisione una manovra aggiuntiva nel medio termine di 35 miliardi di euro, dicendo dove andare a coprire la spesa, non con tagli trasversali». Una polemica interna al Pdl che cavalca anche lopposizione con tanto di botta e risposta Bersani-Tremonti.
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