Tremonti: «L’Italia sul debito sta davanti all’America»

La Grecia deve «agire velocemente» approntando il pacchetto di riforme anticrisi. L’invito viene dal segretario al Tesoro Usa Tim Geithner, che durante le riunioni del Fmi a Washington, ha incontrato il ministro delle Finanze greco, George Papanicolau. Inviti analoghi sono giunti dal direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn, dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet e dal commissario europeo all’economia Olli Rehn: la parola d’ordine è «rapidità». Il caso Grecia resta in cima all’agenda dei vertici di queste ore nella capitale americana, mentre i tecnici dell’Ue, della Bce e del Fmi lavorano febbrilmente per predisporre, nei tempi più rapidi possibile, gli accordi per il lancio del prestito fino a 45 miliardi di euro a favore di Atene.
La principale paura è che un eventuale default della Grecia possa avere ripercussioni su altri Paesi europei in difficoltà come Portogallo e Spagna. Non è questo, al contrario, il caso dell’Italia. In una pausa dei lavori del Monetary and Financial Committee del Fmi, Giulio Tremonti esclude qualsiasi ripercussione sul nostro Paese. «Le tabelle del Fmi sul debito pubblico - spiega il ministro dell’Economia - vedono l’Italia a fianco della Germania, e molto meglio di tanti altri Paesi, Stati Uniti compresi». Tremonti osserva che «non siamo più la pecora nera»: è positivo trovarci nella parte migliore della classifica, ed «è un oggettivo merito del governo Berlusconi». Questo, conclude Tremonti, «non vuol dire che dobbiamo mollare la presa, riprendendo a spendere, ma l’esatto contrario: nell’insieme è un buon investimento per tutti». Per raggiungere nel 2030 un rapporto debito-Pil del 60% è necessario avere un avanzo primario del 4% per i prossimi dieci anni.
Del tutto diversa, la situazione della Grecia. Il prestito Ue-Fmi è visto dal governo come una dolorosa necessità. «Il Paese sarà sotto una forma di tutela - ammette il premier Giorgio Papandreou - e questa tutela finirà soltanto quando avremo messo a posto l’economia, dimostrando di essere credibili». Mentre i sindacati annunciano altre agitazioni per i prossimi giorni, il premier greco promette che farà ogni sforzo per evitare che il peso dell’austerità gravi sui cittadini che non sono responsabili della crisi.
Più che mai, per la Grecia, il tempo è danaro. Secondo i tedeschi, saranno necessari circa dieci giorni per attivare il meccanismo di soccorso finanziario. In ogni caso il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble - assente da Washington per motivi di salute - fa sapere che il governo di Berlino «rifiuta l’idea che la Grecia possa essere costretta a uscire dall’euro, o debba ristrutturare il debito». Una risposta esplicita ai bavaresi della Csu, che chiedono l’uscita di Atene dall’Unione monetaria europea. Mentre il governatore francese Noyer, componente del Consiglio Bce, rileva che «l’euro resta estremamente forte».
Per quanto riguarda la «supertassa» sulle banche, i Paesi del G20 restano divisi. A favore gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e, chi più chi meno, gli altri Paesi di Eurolandia. Contrari il Canada e i «Bric».

Brasile, Russia, India e Cina non hanno alcuna intenzione di appesantire i bilanci delle loro banche. Secondo il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, oggi le banche internazionali sono più forti rispetto al momento più difficile della crisi, ma restano ancora vulnerabili.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica