Cernobbio - "In questi due anni il governo Prodi ha fatto come le cicale, non certo come le formiche". L’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a Cernobbio per prendere parte alla seconda giornata dei lavori del Forum di Confcommercio snocciola le cifre dell’eredità del governo di centrosinistra: "Veltroni e Prodi ci lasciano i seguenti numeri: crescita zero, tasse al massimo, pressione fiscale al 44%, inflazione al 5% e conti pubblici non a posto. Solo loro possono dire che il risanamento è solido. In realtà l’economia va male e questo è il bilancio che ci lasciano in eredità".
Soluzione politica "Se la crisi è strutturale non basta una soluzione tecnica ma ci vuole una soluzione politica". Secondo Tremonti "è arrivato il tempo di sostituire il disordine con un nuovo accordo economico politico globale, una sorta di nuova Bretton Woods". La crisi che si sta sviluppando, ha proseguito Tremonti "non era stata prevista. Le vecchie cure però non funzionano più". A detta dell’ex ministro del governo Berlusconi la crisi va inquadrata anche nella globalizzazione, fenomeno per il quale avanza due ipotesi: "O la globalizzazione continua a velocità costante e il rischio dell’Europa è quello di essere spiazzata o la globalizzazione è giunta alla fine. Cosa fare quindi per evitare questo spiazzamento? Intanto - ha spiegato Tremonti - bisogna smetterla di fare troppe regole in Europa. Più avanza la globalizzazione più aumenta la regolamentazione è questo è un suicidio. Una quantità impressionante di economisti sostiene poi che nel programma del Pdl sono inserite tesi protezionistiche ma chiedere che l’Europa faccia come l’Usa non è chiedere un protezionismo perchè il protezionismo è ormai fuori dal mercato. Se l’Europa vuole evitare di essere spiazzata - ha proseguito Tremonti - serve qualcosa di più, l’Europa deve passare dal lato dell’economia al lato del valore spirituale".
Fini: "Serve il controllo della spesa" "La ripresa ci sarà, ma sarà lenta. Le politiche pubbliche potranno portare miglioramenti graduali. E sottolineo graduali". Gianfranco Fini, leader di An, non vede miracoli per l’economia e, in un'intervista al Sole 24Ore, assicura che il Pdl intende essere "attento ad approntare misure realistiche". "A reperire coperture certe per le diverse azioni di politica economica. - aggiunge nessuno ha intenzione di sfuggire ai vincoli dell’articolo 81 della Costituzione. So bene che l’azione di ogni singolo Paese non basta a far ripartire il Pil. Molto dipenderà dal contesto economico generale, dalle effettive disponibilità finanziarie. Ha ragione Tremonti quando dice che i Governi nazionali da soli non possono risolvere un problema che di fatto riguarda tutto il mondo occidentale". Per Fini la prima cosa da fare sarà di agire sul fronte della spesa. "Serve qualità. Ci sono margini per ridurre sprechi e recuperare risparmi nei mille rivoli della spesa pubblica". Quello che dice Padoa Schioppa, prosegue, "non è sbagliato, ma è noto che spesso la spesa pubblica finisce fuori controllo per le scelte degli enti locali non dello Stato centrale. Basti pensare a ciò che accade con la sanità".
L’ex vicepremier, quindi, pensa ad una "azione di demanializzazione e privatizzazione del patrimonio immobiliare che permetterà di recupare risorse ingenti: il debito italiano è di 1.500 miliardi, il patrimonio pubblico di 1.800". Ma per fare ciò, «"i vorrà un nuovo accordo con tutti gli attori coinvolti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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