Un libro acceso «Quando il treno arriva» (e altre stravaganze, il sottotitolo) di Alberto Dezzolla, pubblicato da Redazione diretta da Mario Bottaro. Acceso come il tango «che più del muoversi a ritmo di musica è un sentire vita e morte», un ballo di cui l'autore è cultore. Trascinante come il treno inarrestabile di «Storia e progresso che marciano a fianco con le rotaie». Accadde nelle prime ferrovie: quella costruita sui Giovi collegando la Padania al mare, quella da Lima alle Ande che se fosse stato possibile superarle avrebbe unito due Oceani rinnovando l'impresa di Magellano. Cambiarono la vita di città e paesini con i loro abitanti.
Per il tema insolito sono da anticipare alcune notizie sull'autore: un manager che si firma con pseudonimo. Nato a Masone, laureato in chimica, ha lavorato a Taranto, Genova e con una multinazionale tedesca. Ha viaggiato in Europa, Nordafrica, Medio Oriente, Americhe, un fatto evidente fin dalla trama del primo racconto. Ci presenta Enrico «Paietta», ritornato al suo paese Oltregiogo sopra Ovada, mai nominato espressamente dall'autore pur se ne dà precisa descrizione, dalle stalle marchesali, divenute case dei paesani, al Santuario meta di pellegrini. Paietta (un soprannome) vi è tornato da signore che vive in giacca e farfallino, che con il suo narrare alimenta i sogni dei bambini del paese. Lo lasciò da ragazzo al seguito di un ramæ (un quasi zingaro esperto in riparazione e vendita di paioli in rame), partecipò alla costruzione della ferrovia sui Giovi e dell'immaginaria «Andina» tra coloro che ispezionavano il territorio per decidere dove farla passare. In Sud America si recò attratto da Garibaldi.
Dalle superbe descrizioni dei mondi d'allora questa di Londra: «nuova nella tecnica ma vecchia nell'anima, diversa dalla Francia dove si sentiva che con la Rivoluzione qualcosa era cambiato per sempre».
Al lettore il piacere di seguire i dettagli di una vita randagia, libera. Non meno affascinante il secondo racconto, breve e dedicato al signor Megu, il medico condotto in un paesino vicino alla Lunigiana. È di provenienza proletaria e campagnola il cui «riscatto passava attraverso la cultura» - lo studio perciò e il farsi una posizione -. All'introduzione dell'euro deve curare i pazienti da errori che potevano essere peggio di una malattia e, in «visita pastorale» casa per casa, insegna loro a conoscere le nuove monete.
In questi mondi rurali anche racconti dedicati agli animali protagonisti come il cappone o il polpo, che per la moda in voga dell'insalata, bisogna saper uccidere perché non sia «piombo con patate». «Foresti», titolo dell'ultima storia, è la constatazione che tali paesini d'anima antica, dopo anni di vita in comune, ti considerano ancora così.
Il significato più intenso del libro? Credo oltre all'amore per lo scrivere di Dezzolla (cronista da giovane a Il Lavoro di Genova), la consapevolezza che va fatta memoria di un'umanità tanto viva nelle nostre origini rurali ed europee.