Treno Milano-Catanzaro: in piedi a prezzo pieno tra caldo, sporcizia e caos

Bisogna provare almeno una volta nella vita: 15 ore di viaggio treno Milano-Catanzaro. Niente aria condizionata, bagni rotti, posti in piedi pagati come quelli a sedere. Il video di un'odissea

Treno Milano-Catanzaro: 
in piedi a prezzo pieno 
tra caldo, sporcizia e caos

Milano - Quindici ore calde e maleodoranti non si dimenticano facilmente. Neanche dopo giorni di spiaggia bianca e mare calabro cristallino. Il viaggio in Intercity Milano-Badolato (Calabria ionica) è di quelli che si raccontano mal creduti, se non ci fossero le immagini a parlare. Vagoni imbottiti di persone e di sporcizia, macchie marroni sui sedili e bagni fatiscenti, corridoi che diventano posti a sedere pagati a prezzo pieno. Ci sono calabresi emigrati al Nord che tornano a casa per qualche giorno, stranieri che si muovono in cerca di mare e di vacanze, tedeschi alti e biondi smarriti in un viaggio surreale. Giuseppe ha gli occhi chiari e lavora il ferro, parla con voce squillante, racconta la sua vita e la sua ragazza che lo aspetta a Briatico insieme agli amici. Maria è scura e rotonda, capelli ricci come quelli dell’inseparabile barboncino Poldo, lingua a penzoloni per il forte caldo. Prezzo pieno e overbooking anche per il cane che ha pagato il suo posto, rigorosamente non garantito: 28 euro.

Niente aria condizionata, per ore L’aria condizionata è rotta, l’afa sale, il corridoio è gremito di gente in overbooking, niente posto, solo sgabelli attaccati alle pareti che non bastano per tutti. Dopo qualche ora non si respira quasi più. Qualcuno appoggia le mani sul finestrino che non scende, tenacemente chiuso, “non funziona niente in questo treno, non funziona”, fuggono imprecazioni senza meta, non passa neanche un controllore. A ogni stazione a lunga fermata, da Bologna in poi, viaggiatori ansimanti aprono le porte d’uscita e si sgranchiscono le gambe all’aria aperta, finalmente si respira.

Un antidoto contro il turismo A Firenze l’immancabile incidente: un ragazzo alto scivola sul gradino di ferro della discesa e batte la testa, perde sangue, arrivano i soccorsi. Finalmente divise da aggredire: "Non ci possono trattare così, ci credo che poi si sviene, viaggiamo peggio delle bestie", urla un uomo corpulento in canottiera. Si trasporta merce umana, in un viaggio che è un ottimo antidoto contro il turismo, la risorsa del Sud. Il ragazzo scuro resta a terra, lo portano via in barella solamente un’ora più tardi. E il treno riparte. A Roma qualcuno in divisa mette mano ai bottoni: l’aria condizionata si avvia, spedita, e non bastano i maglioni. Qualcuno si copre con lo zaino. Intanto si fa giorno e con la luce sul campo di battaglia si contano i danni: esondano rifiuti dai cestini, ricoprono le scarpe tolte e riposte a terra, gli angoli del corridoio, le porte d’ingresso ai bagni.

Quando la stazione di Badolato appare in lontananza, l’amicizia da vagone è ormai consolidata: zaino in spalla si passa ai saluti e alle raccomandazioni: "Fallo vedere il nostro viaggio, chi non ci viene non ci crede". Il treno sosta qualche minuto e parte ancora, con l’ultimo scampolo di forza residua, sempre più giù fino alla meta, Reggio Calabria.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica