Treno scontato per manifestare contro Bush

E per evitare incidenti Trenitalia li fa viaggiare anche più comodi «declassando » un Intercity

Alla fine ce l’hanno fatta. I giovani dissidenti di Milano, i ragazzi delle associazioni Cantiere e Ya-Basta, sono riusciti a partire alla volta di Roma, per manifestare contro l’odiato George W. Bush.
Top e piercing le ragazze, cappellino da baseball e jeans lento sul sedere i ragazzi. Ogni tanto qualche capo firmato, perchè si sa, l’eccezione conferma la regola che vuole i disobbedienti avversi alla moda. Sembravano in divisa, i «compagni» milanesi che ieri si sono dati appuntamento verso le sei in una stazione Centrale presidiata dalle forze dell’ordine. «L’importante è arrivare - spiegava Luca, 20 anni, nascosto dietro i capelli lunghi e una felpa oversize - siamo disposti a pagare il biglietto, ma non a cifre esagerate». Dieci euro a testa, questo il prezzo «politico» stabilito dai no war meneghini. Li raccoglieva una ragazza con i capelli raccolti in una treccia lunga sulla schiena: «Per riconoscere chi me li ha dati, gli faccio un timbro (con la faccia di Omer Simpson, ndr) sulla mano». E chi non ce li ha? «Saliranno lo stesso sul treno, il diritto d’espressione non vale in base al reddito». Non la pensavano così quelli di Trenitalia, determinati a non concedere nulla in più dello sconto del 20 per cento, valido per tutte le comitive. E così sono cominciate le trattative, con il piede sbagliato. I dissidenti che volevano prendere il treno delle 7,10 e le ferrovie che l’hanno fatto ritardare di un’ora. Slogan, un paio di fumogeni e una corsa in mezzo ai binari, giusto per farsi sentire. La rottura verso le otto, quando Bruno, leader un po’ attempato di Ya Basta, ha esortato i 150 «compagni» ad occupare il treno fermo al binario 11, l’Intercity delle 8,10 diretto a Firenze. «L’importante è partire - spiegava Paola, studentessa di sociologia, tra le più determinate - poi a Firenze troveremo i “compagni” toscani a darci una mano». Viso struccato e voce da giovane pasionaria, Paola ha la forza della leader, capace di convincere, ma allo stesso tempo di tranquillizzare, sorridere e diventare aggressiva. «Il corteo di Roma sarà radicale e senza ambiguità. Contro Bush - denunciava ieri - ma anche contro Prodi che dice di fare missioni di pace mentre porta avanti una politica guerrafondaia, smamtella la scuola e non aiuta i precari».
Ci sono volute quasi tre ore di trattative prima di trovare una soluzione. E poi, quando l’accordo sembrava andato in porto, 100 euro hanno messo a duro rischio i nervi dei dissidenti, braccati a vista da poliziotti in tenuta da sommossa. Trenitalia chiedeva 2.400 euro per 120 passeggeri, loro invece, ne avevano solo 2.300. A sorpresa è intervenuto uno dei dirigenti della questura, incaricato a mediare tra i ragazzi e le ferrovie. «Ve li presto io - ha detto aprendo il taccuino e tirando fuori due banconote da 50 euro». Applausi, fischi, da carnefice ad idolo in quattro secondi. Un gesto, quello del dirigente, che è servito a sbloccare la situazione, visto che i ragazzi non hanno più avuto bisogno della cifra imprestata da quell’inatteso benefattore. E così verso le 10 sono partiti, i viaggiatori diretti a Firenze sono stati dirottati in un altro convoglio, mentre quel treno è stato declassato a espresso-bis, meno costoso e quindi alla portata dei no global che a questo punto hanno usufruito dello sconto comitiva.

«Altro che sconti o trattative - ha detto ieri pomeriggio Riccardo De Corato - a questa gente che occupa treni, bisognerebbe contestare il reato di interruzione di pubblico servizio». Forse la prossima volta, perchè ieri, anche se in ritardo, i no global sono arrivati a Roma pronti per i loro cori e le coreografie al ritmo di uno slogan: «Bush, Bush out!».

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