«Il treno spaventa i cavalli» La Regina fa la «No Tav» e protesta con il governo

Dovrebbe portare da Londra a Birmingham in appena 49 minuti, ma il progetto del governo britannico di un treno ad alta velocità ha incontrato proteste «altolocate». Non solo i Rothschild, il cui castello nel Buckinghamshire si trova a un chilometro e mezzo dal tracciato, ma ora anche la Regina Elisabetta è pronta a salire sulle barricate come un qualunque «NoTav» nostrano: Sua Maestà è preoccupata che i treni superveloci possano spaventare i cavalli.
Il principe Andrea, figlio prediletto della sovrana, ha informato i funzionari del Tesoro delle inquietudini della madre, secondo il Sunday Times, che cita fonti governative anonime. Il progetto da 34 miliardi di sterline annunciato in dicembre vede infatti i binari tagliare attraverso Stoneleigh Park nel Warwickshire, dove ha sede la British Equestrian Federation, e dove si tengono ogni anno il Royal Show e altri 200 appuntamenti di equitazione tra cui quelli di salto a ostacoli e di dressage. Il rischio, argomentano le fonti consultate dal Times, è che le gare equestri, di cui la regina e il principe Filippo sono appassionati frequentatori, possano essere danneggiate se i cavalli dovranno gareggiare mentre i treni sfrecciano a 400 chilometri all’ora a poca distanza. I cavalieri rischierebbero di essere disarcionati. Ne riceverebbe danno anche il turismo: visitano il parco ogni anno 4 milioni di britannici, con un indotto di 43 milioni di sterline annue.
Oltre a Stoneleigh, un’altra linea alternativa della Tav passerebbe vicino alle stalle dell’Horse Trust nei Chilters, la fondazione dove vengono mandati in pensione vecchi cavalli che hanno partecipato alle parate reali, tra cui Monarch, un 16 anni che ha trainato la carrozza della Regina in occasione del suo Giubileo d’Oro nel 2002.

La linea ad alta velocità, già in cantiere al tempo del governo Brown, dovrebbe collegare, nei progetti, anche l’aeroporto di Heathrow e prevede unaa estensione successiva fino a Edinburgo e Glasgow. Secondo i suoi sostenitori rappresenterebbe «una quarta epoca dei trasporti», dopo la rete dei canali costruita nel ’700, quella ferroviaria dell’800 e quella autostradale del Novecento.

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