A pochi giorni dalla scomparsa di Josè Saramago (celebre scrittore portoghese morto il 18 giugno a 87 anni), la sua immaginazione e la sua lingua - entrambe fluttuanti tra concretezza e iperrealismo, energia e lirismo - prestano materia a uno spettacolo dalle mire coraggiose che, fortemente voluto dalla regista Tenerezza Fattore (e prodotto dalla compagnia Cassiopea), traspone sul palcoscenico del Piccolo Eliseo Patroni Griffi quello sconcertante affresco di umanità offuscata e incapace di vedere (e vedersi) che è il romanzo Cecità (editrice Feltrinelli).
Il titolo scelto per questo interessante lavoro è «Ciechi» e il fatto di aver spostato lattenzione dal concetto di cecità ai soggetti che ne soffrono suona emblematico. Perché qui non si tratta solo di trarre ispirazione da unopera letteraria di fama mondiale (Saramago è stato lunico scrittore del suo Paese ad essere insignito con il Nobel, ricevuto nel 98), ma anche - e soprattutto - di disegnare un progetto che risulti estremamente teatrale. E cosa può esserci di più teatrale di 30 attori che fingono di essere ciechi? Cosa può essere più espressivo di 30 corpi che ricostruiscono, nello spazio/tempo giocoforza limitato di una pièce, la compassionevole crudezza con cui il grande autore racconta la sua sovversiva e angosciante epidemia di «mal bianco»? Spiega la regista: «Dalle pagine avvincenti del romanzo di Saramago nasce lidea di una drammaturgia teatrale simbolico-allegorica che (
) offre unimmagine corporea alla fantasia del pubblico. Musiche e immagini completano il quadro del dramma, aprendo squarci anche sul mondo onirico dei protagonisti, come a dare forma a uno dei più grandi incubi dellinconscio collettivo (
)».
Fermo restando, però, che al di sotto di questa inquietante metafora si agitano urla di polemica contro la società, contro la modernità, contro la violenza del potere, la disumanizzazione e la sopraffazione. Il nocciolo tematico del romanzo/spettacolo sta infatti nel concetto di responsabilità personale. Nella società immaginaria del libro, via via che lepidemia si diffonde, i malati vengono internati in un ex manicomio, maltrattati e minacciati con le armi da coloro che ancora non sono stati contagiati. Tra questi cè una donna che si finge malata pur di stare accanto al marito. Ed è allora proprio il grande gesto di amore di questo personaggio femminile a restituire la speranza allintera collettività.
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