Torino - Come prima, più di prima. Trezeguet ancor più della Juve. Aveva lasciato tutti con un gol allo Spezia e il saluto d’addio, polemico, seccato, provocatorio. Ha ricominciato con tre reti, la prima e le ultime due della Juve new age in serie A. Ancora il braccio levato, ma stavolta per dire: ci sono, avete visto? Non ho dimenticato come si segna. E i Cobolli, i Blanc, i Secco, magari perfin Moggi, saranno stati lì a gongolare e a dirsi: bravo chi non l’ha mollato. Stadio olimpico pieno, si fa presto con 25mila posti, bella atmosfera, tifo caldo, cinque reti per incoraggiare la nuova era: tripletta del re francese e doppietta dello scudiero italiano che, però, ha il marchio dell’Italia campione del mondo: Iaquinta più fortunato che bravo.
Mondo Juve raccolto di nuovo intorno ad una squadra che ha mezza Italia dalla sua parte. Juve che non poteva fallire il primo approccio, non tanto questione di feeling con la serie A, che probabilmente non è mancato mai, quanto piuttosto necessità di nascondere calze smagliate e forme ancora poco raffinate che fanno di questa vecchia Signora una dama non proprio da alta società. Juve da ballo dei debuttanti, quello piuttosto. I grandi vecchi hanno nascosto i difetti e il Livorno nulla ha fatto per rovinare la serata.
Juve globalmente più assestata a centrocampo dove Ranieri ha aggiunto Nocerino ad Almiron, Zanetti e Nedved, preferendo retrocedere Salihamidzic nella zona difensiva. Operazione che ha fruttato perché il centrocampo del Livorno è presto affondato e la gente bianconera ha fatto la partita, provato il tiro in porta rispolverando la bravura di Amelia (il crollo finale non c’entra) e i buoni ricordi di Del Piero, Trezeguet, Chiellini e infine Iaquinta. La Juve ha lavorato molto sulle fasce laterali e il massaggio, alla lunga, ha trovato buon effetto. Trezeguet per un po' ha fatto cilecca, ma al minuto 29 ha regalato decisa svolta alla partita sventolando la testolona nel mezzo dell’area davanti a un preciso cross di Del Piero. La difesa livornese l’ha lasciato in libertà. Vero, però lui è stato un condor nell’avventarsi e un serpente nell’avvelenare le speranze avversarie. Cartolina ricordo anche per Domenech.
Visto il gol, gioco fatto. Il Livorno ha continuato a non tirare in porta (ci ha provato solo Lovisio, che ha poi raccolto un gol), la Juve ha dimostrato che il gruppo dei grandi vecchi sarà ancora determinante e decisivo per modellare il suo campionato. Trezeguet e Del Piero avevano giocato insieme dal primo minuto solo a Napoli. E quella volta segnò il capitano. Stavolta i due hanno invertito il copione. Quella volta la Juve giocava con il tridente, c’era pure Iaquinta. Stavolta il puntero di scorta è entrato dopo un quarto d’ora della ripresa, proprio al posto di Del Piero, uscito sconsolato. Segnali per intravedere il futuro, per capire che Juve sarà. Ranieri si è già messo nelle mani dei campioni di provata stilla, avendo capito che i nuovi arrivati sono carne tenera, Camoranesi è ripartito dalla panchina e Almiron ha solo vinto l’indiretto duello con Tiago: ieri ha provato a rendere più consistente la sua presenza con qualche tiro in porta, poca roba. Per segnare ancora c’è voluta un’invenzione di Iaquinta che, a contatto con Grandoni, è fragorosamente crollato. L’arbitro Gava, di nome Gabriele come l’angelo, compaesano di Del Piero (viene da Conegliano Veneto), non si è dimenticato dell’amicizia e ha concesso il rigore che Iaquinta ha tirato maldestramente.
Ma doveva essere la sue serata di buona stella, perchè poco dopo si è trovato sulla palla calciata da Nedved: sponda
involontaria e doppietta. Molto più credibile l’altro re del gol: Trezeguet ha chiuso come aveva iniziato, sventoloni da ogni parte per raccogliere altre due gol. Ora le reti in serie A sono 98. Tre per ricominciare: niente male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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