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Il tribunale migliore d'Italia? È a Bolzano e lavora come un'azienda

Tempi ridotti al minimo, pochi processi arretrati. È l'ufficio giudiziario più efficiente

Il tribunale migliore d'Italia? È a Bolzano e lavora come un'azienda

nostro inviato a Bolzano

Il tribunale più efficiente d'Italia è in un fascistissimo e monumentale edificio del centro di Bolzano dedicato con un'iscrizione all'«italico imperio». Di fronte c'è l'ex Palazzo Littorio, dove fa ancora bella mostra di sé un bassorilievo con Mussolini a cavallo. Ma se gli esterni rimandano al passato, dentro sembra di stare all'Ibm: corridoi tirati a lucido e deserti, un silenzio interrotto di tanto in tanto dai tacchi di qualche impiegata che passa, veloce e all'apparenza impegnatissima, da un ufficio all'altro.

A Bolzano gli uffici pubblici sono diversi da quelli di altre parti d'Italia e il rischio di cedere ai luoghi comuni sull'operosità austro-ungarica è quasi irresistibile. Ma, stereotipi a parte, la patente di super-tribunale è nei numeri e ad assegnarla è stato direttamente il Ministero della Giustizia di Roma. La direzione generale statistica e il suo numero uno Fabio Bartolomeo hanno messo in fila una serie di indicatori ed elaborato una classifica dei 140 uffici giudiziari d'Italia. Per stabilire il «ranking» sono stati tenuti in conto parametri come la durata media dei processi di contenzioso civile (il più complesso), la capacità di fare fronte ai nuovi procedimenti e smaltire l'arretrato. Il tutto è stato poi incrociato con i «buchi» nella pianta organica, le carenze di personale che almeno in teoria, dovrebbero rendere più difficile il lavoro. La sorpresa è che questo accade, appunto, in teoria: «Noi risultiamo primi in efficienza, ma dal punto di vista del personale siamo messi male», spiega la presidente del tribunale Elsa Vesco. «I magistrati dovrebbero essere 39 e ne mancano 14, i posti vacanti tra gli impiegati sono ufficialmente intorno al 50%, ma per funzioni come i direttori amministrativi siamo all'80% e per i cancellieri superiamo di gran lunga il 60%».

IMPIEGATI LENTI

Proprio la classifica del Ministero della Giustizia sembra testimoniare che la relazione tra carenze di personale e la lentezza nell'amministrare la giustizia è in realtà molto debole. Tutti gli uffici che figurano ai primi 10 posti in graduatoria hanno posti vacanti tra gli impiegati che superano il 20%, con punte, Bolzano a parte, per Biella (è quarta e le manca il 38% degli impiegati) e Chieti (decima, ha addirittura il 56% dei posti vacanti). Al contrario i tribunali in affanno hanno spesso situazioni di organico più che soddisfacenti. L'ultima in classifica, Enna, ha carenze di personale solo del 2%, mentre la terz'ultima, Matera, ha addirittura il 4% in più di impiegati rispetto a quelli che le spetterebbero. Anche il legame con la litigiosità, il numero di cause avviate nella zona di competenza, non è così diretto. «Molto fa la diversità di atteggiamento dei magistrati», sostiene Roger Abravanel, esperto di gestione aziendale e consulente di vari governi sui problemi della Giustizia (vedi anche l'intervista in pagina). «Spesso si sentono alti sacerdoti della dea Giustizia, e invece dovrebbero semplicemente pensare che hanno un servizio da rendere alla comunità».

Quanto a Bolzano, il contesto aiuta: «Qui le aspettative sono alte, anche il minimo ritardo viene notato e ci viene fatto subito presente», spiega Elsa Vesco. Padre di lingua italiana e madre «tedesca», la Vesco è presidente del tribunale di Bolzano dal dicembre del 2013. «Per ridurre al minimo i tempi noi ogni anno facciamo una specie di radiografia dei procedimenti in corso e li cataloghiamo a seconda degli anni di iscrizione. I fascicoli vengono distribuiti ai vari magistrati con un programma di definizione dell'arretrato. Poi io ogni mese controllo i procedimenti conclusi e verifico che i tempi fissati siano rispettati». I criteri di priorità delle cause sono stabiliti in parte dalla legge e in parte dalla presidente stessa: «Il mio principio, però, è che tutto debba avvenire in maniera partecipata. Nessuna imposizione, con i colleghi ci si confronta. E se c'è un problema si cerca di capire che cosa è successo». A Bolzano un procedimento di contenzioso civile dura in primo grado 592 giorni, un dato ancora lontano da quello dei due Tribunali record: Aosta (342 giorni) e Asti (422). A livello nazionale la media è però di 981 giorni con picchi «monstre» in tribunali lumaca come Lamezia Terme (2094 giorni) Matera (1864) e Vibo Valentia (1823).

PROCESSI ETERNI

Il criterio seguito a Bolzano è quello stabilito dall'ex presidente del tribunale di Torino ed ex responsabile dell'organizzazione giudiziaria, Mario Barbuto, definito come first in first out. «In pratica vengono smaltiti i processi più vecchi», spiega la Vesco. «Naturalmente stando attenti, che questo non comporti un eccessivo rallentamento per quelli iscritti di recente». Il sistema-Barbuto sembra aver comunque funzionato. A livello nazionale negli ultimi due anni i procedimenti ultratriennali pendenti in primo grado si sono ridotti da 562mila a 430mila. E il limite dei tre anni è particolarmente significativo perché in base alla legge Pinto del 2001 superano una «durata ragionevole» e possono costituire causa di risarcimento. In Alto Adige resta il problema degli organici, che nasce dalle specificità dell'autonomia. Il concorso per i magistrati della zona è autonomo perché presuppone anche la conoscenza del tedesco (ogni atto processuale può svolgersi indifferentemente nelle due lingue). La conseguenza è che per esempio nell'ultima tornata i 10 posti a disposizione non sono stati assegnati tutti. Per lo stesso motivo i magistrati della zona finiscono quasi sempre per gravitare intorno alla sede di Bolzano e a radicarsi così profondamente nella realtà locale da provocare anche qualche problema. «Diciamo che quasi settimanalmente devo occuparmi di qualche richiesta di astensione per i legami con una o con l'altra parte coinvolta», spiega la Vesco. Sempre come conseguenza del particolare rapporto con il territorio l'esame professionale può essere bilingue anche per gli avvocati, l'altra faccia del «miracolo» Bolzano. Quelli della zona sono delle specie di privilegiati rispetto alla media del resto d'Italia. Gli iscritti alla cassa forense sono poco meno di 900, per una densità di meno di due avvocati ogni mille abitanti, una delle più basse d'Italia (la media nazionale è di 4, in Calabria e Campania 6,6 e 5,8). In compenso il reddito medio dichiarato nel 2014 è stato di 67mila euro, contro i 25/30mila di alcune regioni meridionali. «Da queste parti la caratteristica è la volontà di risolvere i problemi», spiega il presidente dell'Ordine Elohim Rudolph-Ramirez. «Quando vado nel resto d'Italia vedo un formalismo che a volte finisce per paralizzare tutto». Come tipici del pragmatismo locale Rudolph-Ramirez cita i Protocolli d'intesa siglati con il tribunale su temi come la liquidazione del gratuito patrocinio e il processo civile telematico. «Sì perché anche sulla telematica l'Italia è riuscita a complicarsi la vita. Io vedo come vanno le cose in Austria. Lì hanno scelto di semplificare le cose, noi le soluzioni più bizantine.

Fortunatamente qui a Bolzano ci siamo dati delle regole di attuazione che riducono un po' i danni».

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