Politica

Trichet chiede più flessibilità «Ecco perché cresciamo poco»

Il presidente della Bce insiste: «Su questo tema l’Europa resta indietro rispetto agli Usa. Occorre creare un vero mercato comune»

nostro inviato

a Cernobbio (Como)

Trichet, uno e due. Perché evidentemente, per il presidente della Banca centrale europea, repetita juvant. E infatti ieri, nella seconda giornata di lavori del Workshop Ambrosetti a Villa d'Este, il principale inquilino dell'Eurotower di Francoforte è ritornato a insistere sugli stessi temi che erano stati al centro del suo intervento di venerdì, all'apertura della tradizionale assise settembrina in riva al Lario. Così, nel suo intervento a porte chiuse, il governatore ha nuovamente puntato il dito sul lavoro, sulla flessibilità e sulla produttività.
Per rilanciare il suo allarme, e per scuotere il Vecchio Continente dal suo quasi fisiologico torpore, Trichet è partito dalla considerazione che negli ultimi 25 anni, tra il 1980 e il 2005, l'apertura della forbice che separa in negativo il prodotto interno lordo europeo e quello statunitense, si è mantenuto costantemente su livelli molto elevati. «Si tratta di un fatto incontrovertibile - ha aggiunto il presidente della Bce - pur se le sue cause sono ancora in parte da chiarire. Di certo, però, tra i motivi che tengono indietro l'Europa rispetto agli Stati Uniti, c'è in prima fila la scarsa flessibilità del lavoro».
A sostegno di questa affermazione, il sessantaquattrenne ingegnere minerario divenuto Grand Commis dello Stato francese come super ispettore alle Finanze e successivamente approdato al mondo bancario, ha messo in evidenza un altro allarmante dato di confronto tra le realtà delle due sponde dell'Atlantico. E cioè che il rapporto tra posti di lavoro esistenti e quelli creati o distrutti è molto più alto, quasi doppio, sulla sponda americana. Una situazione di handicap europeo che tuttavia, a giudizio del numero uno della Bce, è ancora sanabile.
E la salvezza potrebbe risiedere proprio nello saper sfruttare tutte le potenzialità dell'euro, dando finalmente vita a un vero mercato unico. Una navigazione non facile, ma percorribile seguendo la rotta tracciata dagli obiettivi contenuti nell'agenda di Lisbona e volti al sostegno della crescita e a un'aumentata competitività del Continente e della zona euro.
Trichet, che in una pausa dei lavori del Workshop Ambrosetti ha avuto un veloce, informale quanto apparentemente cordiale colloquio con il segretario dei Ds Pietro Fassino, ha tuttavia voluto lanciare anche un segnale di ottimismo nei confronti dell'Europa. Lo ha fatto mostrando ai congressisti una serie di diapositive da cui si ricava che, sono state le sue parole, «le prospettive a breve dell’area della moneta unica sono favorevoli, mentre più avanti nel tempo la crescita risulta sostanziale e vicina a quello che è il trend potenziale».
Andando più nel dettaglio, l'eurogovernatore ha sottolineato come il prodotto interno lordo dei Paesi Ue sia cresciuto nel secondo trimestre del 2005 dello 0,9%, ovvero il tasso più alto registrato in sei anni.

Trichet ha però aggiunto come questo dato non possa far dormire sugli allori i governi che ha invitato a «evitare politiche pro-cicliche e proseguire invece sulla strada del consolidamento fiscale, oltre a permettere la libera circolazione del lavoro e dei capitali, nonché il libero commercio di beni e servizi».

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