Trichet conferma: "Pronti ad alzare i tassi"

Il presidente della Bce: "C’è il rischio di un’esplosione dell’inflazione. Necessario agire con decisione". La Banca centrale sui prepara ad aumentare il costo del denaro di un quarto di punto, al 4,25%

Trichet conferma: "Pronti ad alzare i tassi"

Milano - La grande attesa è quasi finita: oggi, attorno alle 13,45 e salvo sorprese clamorose, la Bce alzerà i tassi dal 4 al 4,25%. Un ritocco di un quarto di punto che nelle intenzioni dell’Eurotower dovrebbe servire a contenere le spinte dell’inflazione, balzata in giugno al 4% nella euro zona, ma i cui effetti benefici - sia sul versante euro-dollaro, sia su quello petrolifero (ieri doppio record: Wti a 143,68 dollari, Brent a quota 144,21) - sono tutti da verificare.

Difficile pensare del resto che il presidente della Banca centrale, Jean-Claude Trichet, possa cedere alle pressioni esercitate in modo sempre più massiccio, e talvolta con deliberata mancanza di diplomazia, da alcuni governi europei. Attacchi che Trichet ha sempre rintuzzato, rivendicando l’autonomia dell’istituto e la legittimità di una scelta tanto impopolare, quanto necessaria.

Lo ha fatto anche ieri, sottolineando alla stampa tedesca il «rischio di un’esplosione dell’inflazione»; agendo «con decisione - ha aggiunto - si potrà controllare la situazione». Parole che suonano come un’ulteriore conferma della volontà di procedere con l’opzione della stretta monetaria e che hanno subito riportato l’euro quasi a ridosso di quota 1,59 dollari (1,5887 il top di seduta). Di più: quell’agire «con decisione» potrebbe anche essere interpretato in chiave decisamente restrittiva. Il giro di vite di oggi potrebbe quindi non restare un fatto episodico, anche se la Bce ha sempre negato di tenere in «canna» una serie di rialzi dei tassi.

Le dichiarazioni che il banchiere francese renderà oggi durante la conferenza stampa, in programma dopo la riunione del board, potranno forse meglio precisarne le intenzioni. È però probabile che la Bce moduli la politica monetaria sulla base dei dati che giungeranno nelle prossime settimane.

Oltre all’andamento dei prezzi, su cui sarà ovviamente concentrato il focus (gli analisti di Bnp Paribas prevedono che tra agosto e settembre il carovita si attesterà tra il 4,2% e il 4,3%, a patto che le quotazioni petrolifere si stabilizzino), si tratterà di vedere se dopo l’exploit della crescita del primo trimestre si assisterà effettivamente a una progressiva e inesorabile frenata e se la tanto temuta spirale prezzi-salari sarà diventata un pericolo concreto.

Quanto al rialzo di oggi dei tassi, è prevedibile una coda polemica non appena la decisione sarà stata presa. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha ricordato ieri che «uno 0,25% di aumento (dei tassi) può comportare subito 5 miliardi, l’equivalente di una manovrina» di interessi in più per via del nostro debito pubblico. E la Francia è tornata alla carica. Dopo le esternazioni del presidente Nicolas Sarkozy, il ministro dell’Economia, Christine Lagarde, in un’intervista a Bloomberg Tv, ha detto di sperare che la Bce «tenga a mente sia l’inflazione che la crescita economica nel decidere sui tassi».

Seppur indirettamente, alla Francia ha subito risposto il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia: «Si possono avere delle opinioni sulla Bce, ma non bisogna farle pressione - ha spiegato -; chi lo sta facendo sappia che rischia un effetto boomerang».

Il vero nemico, secondo il commissario, è l’inflazione, «un veleno economico che distrugge tutto, a partire dal potere d’acquisto» e inoltre «taglia la produttività, scoraggia gli investimenti, azzoppa la crescita e crea disoccupazione».

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