Claudio Pompei
Nonostante sia stata diffusa ieri una sintesi piuttosto edulcorata - forse per non irritare troppo il centrosinistra - il documento ufficiale di Cgil, Cisl e Uil sul piano di rientro dal deficit sanitario è, in realtà, una sonora bocciatura della «ricetta» messa a punto dalla giunta Marrazzo.
Il presidente della Regione, proprio ieri, parlando a un convegno, ha detto che la strada della tassazione indicata dal governo non porta da nessuna parte. Ma intanto, fra pochi giorni le aziende del Lazio dovranno pagare lIrap più salata dItalia proprio perché la Regione non ha saputo dare indicazioni convincenti sulla copertura dellenorme buco provocato dalla spesa sanitaria.
Il piano di rientro messo a punto da Marrazzo, in realtà - oltre a non trovare, finora apprezzamenti nel governo, che ha escluso lipotesi dell«affiancamento» imponendo limmediato aumento delle tasse - non ha convinto nemmeno i suoi alleati, sia della Margherita, sia della sinistra. E si è attirato le critiche della federazione dei medici di famiglia, dellAiop (cliniche e laboratori convenzionati), della associazioni degli utenti e dei consumatori, dei sindacati di base a autonomi. Ma anche quelli confederali, come dicevamo, non fanno sconti allex giornalista televisivo di Raitre. Secondo il documento unitario di Cgil, Cisl e Uil, il piano della Regione Lazio si caratterizza per un «approccio metodologico insufficiente, indicazioni eccessivamente generiche, assenza di scelte mirate». Pur condividendo lobiettivo generale, della necessità di ridurre drasticamente la spesa - e non poteva essere altrimenti - i sindacati confederali lamentano lassenza nel piano di analisi dei posti letto per ogni Asl tenendo conto degli indicatori nazionali, la mancanza di indicazioni dei finanziamenti erogati ad ogni Asl con relativo raffronto rispetto al finanziamento di 1.500 euro per abitante previsto dalla normativa nazionale o della presenza degli indici di redditività per ogni ospedale pubblico e privato.
Manca per i sindacati confederali anche «unanalisi dei costi per larea dellassistenza distrettuale e del ruolo dei privati. Non è comprensibile - sottolineano - se il deficit debba imputarsi a un eccesso di prestazioni oppure al costo troppo elevato delle prestazioni stesse». Inoltre, sempre secondo Cgil, Cisl e Uil, «non vi è nessuna indicazione delle strutture che hanno accumulato extra-deficit rispetto ai livelli di spesa concordati (anni 2004-2005) ed infine non è dato conoscere le risultanze delle certificazioni di bilancio effettuate dalle società di certificazione (L.r. 16/2001)».
Pur condividendo lapproccio presentato dalla Regione per lanalisi del disavanzo, i sindacati, nel documento, chiedono quali saranno i costi, «assenti nel piano», per lapprovazione della delibera sui requisiti minimi autorizzativi legge n. 04/03 (requisiti strutturali e tecnologici) e per il completamento dei policlinici universitari di Tor Vergata, S. Andrea e del Campus Biomedico.
Controverso il conteggio dei posti letto: 23.110 dal Piano regionale, 30.012 per lAgenzia servizi sanitari regionali (Assr). Differenza che comporterebbe, secondo i sindacati, un aumento dei posti letto da convertire per rientrare nei parametri di legge, passando da 2.312 a 6.589. E se anche, per assurdo, fossero fondate le cifre contenute nel piano, i posti-letto da «riconvertire» sarebbero 5.693, ossia 3.381 in più rispetto a quelli previsti dal documento della giunta Marrazzo. «Il giudizio è sospeso - ha detto il responsabile della Cisl Sanità Tommaso Ausili - ci è stato detto che sono stati accolti i nostri criteri di analisi e metodologici. Ci devono ancora spiegare però in quali territori e in quali specialità cè esubero di posti letto e perché la diagnostica pubblica è sottoutilizzata».
I sindacati si dicono totalmente contrari inoltre alla dismissione di immobili di proprietà della regione e alla chiusura di ospedali con meno di 100 posti letto.
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