Lea Pericoli
Chi ama il tennis legge suoi giornali le imprese di Federer e Nadal, due straordinari campioni, sui quali i riflettori si accendono durante i grandi eventi. Ma lo sport non è fatto soltanto dalla Formula uno. Nei giorni scorsi si è concluso a Recanati un piccolo torneo al quale ho assistito rendendomi conto di una realtà che troppi ignorano. Recanati è un luogo magico dove esiste il «Circolo di Tennis Perfetto», frequentato da giovani e da veri appassionati. Il presidente, Giannunzio Guzzini, è un grande imprenditore che da 19 anni organizza un torneo in memoria di Francesco, suo figlio. Lentusiasmo, laffluenza di pubblico, lamore per uno sport che io stessa credevo passato di moda hanno rappresentato per me autentiche sorprese. A Recanati ho ritrovato levento tennistico estivo di tanti anni fa quando giocavano Drobny, Pietrangeli, Gardini, eroi di unepoca romantica che ovviamente non cè più. Certo, i nomi che citerò sono meno altisonanti perché riguardano il tennis italiano, che nellera moderna ci ha fatto soffrire. Ma una cosa è certa, ho visto del bel gioco. Ho conosciuto Simone Bolelli, ventenne che piace alle ragazzine. Un giovane che in semifinale ci ha regalato un avvincente spettacolo. «Simo», come lo chiamano familiarmente tutti, ha battuto Daniele Bracciali 6-7, 7-6, 7-6. Una partita sospesa a un piccolo punto, probabilmente assegnato dal destino. Nel tie break del terzo, Bracciali aveva avuto il match point. Poi, siamo rimasti attaccati agli spalti fino alle due del mattino a seguire la finale del doppio vinta da Bolelli-Sanguinetti contro Troicki-Rieschick. Dopo la vittoria ho detto a Bolelli: «Rappresenti una bella scoperta per la nazionale!». Lui ha sorriso. Mentre il suo amico Sanguinetti ribatteva: «Diamogli tempo. Per la Davis è presto!». Lindomani i due compagni di doppio hanno giocato la finale del singolare. Una finale tutta italiana conclusa con la vittoria di Sanguinetti per 6-4 3-0. Su quel punteggio Bolelli si è ritirato. Aveva un serio problema di vesciche ai piedi.
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