La tromba magica di Rava rende omaggio a Coltrane

La tromba magica di Rava rende omaggio a Coltrane

«Quanti omaggi sono stati fatti a John Coltrane? Centinaia no, cosa dico, migliaia, tant'è che di fronte a un ulteriore tributo a questo genio della musica del Novecento la prima reazione è: "No, pietà, aiuto, fatemi scappare". Poi ci raggiunge la prima nota del "Cocco" e siamo immediatamente catturati, stregati. Ci convertiamo immediatamente in ascoltatori devoti, e non riusciamo più a sfuggire alla magia che si sprigiona da questo disco. È qualcosa al di là della musica. È vita».
Scrivendo le introduttive di «Living Coltrane», l'album di Stefano «Cocco» Cantini (sassofono), dell'ex Area Ares Tavolazzi (contrabbasso), di Francesco Maccianti (piano) e di Piero Borri (batteria) - un vero e proprio viaggio dentro la musica di quel gigante del jazz che risponde al nome di John Coltrane -, Enrico Rava lascia trasparire tutto il proprio entusiasmo verso un progetto sì ambizioso, ma indubbbiamente ben riuscito. Nel quale, il trombettista triestino, dalla carriera luminosa e dall'intatta creatività, in barba all'età, ha voluto esserci a tutti costi. E Rava ci sarà anche domani sera, come ospite eccellente al concerto del quartetto di Cantini & C. in programma alle 21 al Blue Note di via Borsieri 30 (30 euro l'ingresso, che diventano 25 se si acquista il biglietto nelle due ore immediatamente precedenti lo show).
L'ammirazione per Coltrane da parte di Rava è genuina. Anche se il suo vero mito, è e resta Miles Davis. «Quando morì - scrive nel suo libro autobiografico Incontri con musicisti straordinari (edito da Feltrinelli) - fu un colpo durissimo. Non si trattava soltanto di un grandissimo musicista, di un caposcuola, di qualcuno che aveva rivoluzionato il modo di suonare il sax. Era anche una grande forza spirituale, un esempio, un maître à penser. Era riuscito a far sì che la critica si interessasse in modo benevolo al free jazz, tanto era il rispetto che riscuoteva nella comunità jazzistica».
Il live di domenica del quartetto di Cantini privilegerà, come già succede su disco, il Coltrane più lirico. Che è poi anche la passione (mai nascosta) di Rava, presente, assieme a Gato Barbieri, ad un mitico concerto milanese del musicista compositore di Filadelfia nel lontano 1962: «Il mio Trane preferito resta quello ancora incompiuto del quintetto hard bop di Miles Davis di metà anni Cinquanta - ha raccontato di recente -. I suoi assolo possenti erano il più perfetto contraltare alla leggendaria pacatezza di Miles. Nessun altro mai, a parte, forse, Rollins prima, ha raggiunto una simile empatia con lui.

In quel periodo, Coltrane fu folgorato dal "Thesaurus of Scales and Melodic Patterns" di Nikolaj Slonimsky, una partitura nata per la classica e di estrema difficoltà, addirittura esoterica: ci è sprofondato dentro studiando 15 ore al giorno e compiendo un balzo tecnico e armonico pazzesco, culminato poi in "Giant Steps", forse il suo capolavoro. Da lì in avanti la sua musica si è fatta sempre più complessa e a metà Sessanta si è congiunta con la sua devozione per il misticismo orientale».

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